mercoledì 12 ottobre 2011

Recensione: Non dobbiamo perderci d'animo

Autore: Massimo Cortese
Prezzo: 10
Editore: Montag
Pagine: 71
Il mio voto: 4 segnalibri meno


Trama

Proseguendo l'avventura letteraria iniziata con Candidato al Consiglio d'Istituto, in questa raccolta l'autore si racconta: ne esce fuori un'opera che passa in rassegna l'Italia di ieri e quella di oggi. Il motivo conduttore dei racconti proposti è la speranza, che non deve mai mancare, neppure nei momenti più difficili.


  La mia recensione

Vorrei innanzi tutto scusarmi per la pessima qualità dell'immagine della copertina, ma non sono riuscita a trovarne di migliori in rete. La copertina di questo secondo libro di Massimo Cortese riporta una foto d'epoca che ritrae La Palombella, un quartiere di Ancona, dopo un bombardamento subito durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943. 
Con questa raccolta di racconti l'autore, come preannunciato dall'immagine di copertina e confermato poi dall'introduzione al volume, ci accompagna infatti in un viaggio indietro nel tempo nell'Italia di ieri. Il filo conduttore che lega tra loro i dieci racconti è costituito dalla speranza, speranza che qualcosa migliori, speranza di un lieto fine, speranza di riacquistare la memoria. Perché, come dice Massimo all'inzio del primo racconto, "questa società non ha memoria".
E con il primo racconto, intitolato Prima del debutto (che è quello che mi è piaciuto più tra tutti) avvalendosi delle parole della madre, l'autore ci racconta della sua famiglia, di ciò che quella famiglia, come tante altre, ha vissuto in Italia durante la guerra. Data la mia giovane età non posso certamente avere un ricordo di quegli anni perché, chiaramente, non li ho vissuti. Ma leggendo le belle parole di Massimo, soprattutto quelle presenti ne "La bandiera americana", mi sono riaffiorati alla memoria certi ricordi legati all'infanzia di mia madre, a quando lei mi raccontava degli Americani presenti in Sicilia, la mia terra natia, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il ricordo di mia madre di quel periodo è simile a quello della madre dell'autore, un ricordo idealizzato e un po' sbiadito. Era infatti una ragazzina, non una giovane donna adulta, e le sue labbra si incurvano sempre a formare un dolce sorriso quando ricorda i soldati americani che le regalavano caramelle gommose e cheddar cheese. 
Prima del debutto, Cimabue e Giotto, Il Carnevale dei ragazzi e Il minorente rappresentano degli atti d'amore verso l'Italia, anche se ognuno in modo assai differente. Tra questi è notevole Il Carnevale dei ragazzi perché rimanda un po' all'opera prima dell'autore, trattando, seppur in modo blando, il tema dell'educazione e dell'istruzione molto caro all'autore (e perché no, anche a me!).
Letture proibite, La figliolanza, L'abbandono e La paura hanno come protagonisti uno o più personaggi e fanno riferimento più alla sfera privata. La paura fa riferimento ad una vicenda realmente vissuta dall'autore durante la sua infanzia. Le ultime parole di questo racconto in particolare mi hanno portata a riflettere perché, nella vita di ognuno di noi, è presente una vicenda, se non addirittura più d'una, che contribuisce a cambiarci profondamente, a farci maturare. E, spesso, queste vicende sono legate alla paura o ad un dispiacere. 
I racconti Una straordinaria opportunità e Dal barbiere, invece, uniscono l'identità sociale a quella individuale poiché partono entrambi da vicende private e si intersecano perfettamente con il pubblico e il sociale, nel primo caso complice una legge sull'esame da procuratore e nell'altro la proclamazione di un premio letterario. 
Questo secondo libro fa acquistare fiducia in se stesso a Massimo Cortese che infatti sfoggia uno stile narrativo più sicuro, fluido e spigliato rispetto al suo primo romanzo (potete saperne di più cliccando qui ).
Mi sento di dover, a questo punto, giustificare il mio "meno" d'accompagnamento ai 4 segnalibri. Purtroppo non sono un amante dei racconti, di qualunque genere essi siano. Come per le poesie, non riesco ad apprezzare i racconti nella loro interezza poiché perdo quasi subito interesse, deconcentrandomi e interrompendo la lettura per riprenderla poi diverso tempo dopo, saltuariamente e svogliatamente. Questo è, chiaramente, un mio probelma personale con il genere letterario nel complesso e non direttamente relato al libro in questione che, anzi, si difende egregiamente. Infatti, nonostante si tratti di una raccolta di racconti, è riuscito a mantenere viva la mia attenzione, senza mai farmi abbandonare la lettura.
Ringrazio ancora l'autore per avermi dato l'opportunità di leggere anche questa sua seconda opera la quale, insieme a Candidato al consiglio d'istituto e a Un'opera dalle molte pretese costituisce un progetto letterario chiamato Trilogia della Speranza.

Nessun commento:

Posta un commento