lunedì 26 novembre 2012

Recensione: Ladra di sangue

Sarà una recensione breve e decisamente poco impegnativa. Perché in realtà non ho molta voglia di recensire questo libro, forse perché non mi ha catturata del tutto. Contemporaneamente a Ladra di sangue avevo inziato anche Il club dei filosofi dilettanti di McCall Smith che ho però abbadonato, miseramente, una volta giunta a pagina 106. Cercavo un libro più, come dire, "avvolgente" e né il signor McCall Smith, né la Priest mi hanno dato ciò che cercavo. La Priest ha resistito solo perché, sebbene non sia un capolavoro, riesce a farti venire la voglia di scoprire come va a finire. Bando alle ciance, ecco la mini-micro-insignificante-recensione.

Autore: Cherie Priest
Titolo: Ladra di sangue
Prezzo: 9,90 € 
Editore: Tre60
Pagine: 352
Il mio voto: 3 segnalibri

Trama

A Raylene Pendle non piace essere una vampira e, soprattutto, lei non vuole avere niente a che fare con i suoi simili. Ecco perché i suoi clienti sono esclusivamente esseri umani, sebbene si tratti sempre di personaggi poco limpidi. Raylene, infatti, è una ladra professionista: su commissione, ruba opere d’arte d’inestimabile valore e rarissimi gioielli antichi. Il giorno in cui viene contatta da Ian Scott, un vampiro, Raylene è quindi molto diffidente. E i suoi dubbi si moltiplicano quando Ian le racconta di essere stato la cavia di un progetto segreto finanziato dal governo per scoprire l’origine dei poteri dei vampiri e sfruttarli in ambito militare. Purtroppo gli esperimenti a cui è stato sottoposto lo hanno reso cieco e ora, grazie all’aiuto di Raylene, lui si vuole vendicare, recuperando alcuni documenti che proverebbero i crimini commessi dal responsabile del progetto, il maggiore Bruner. Non appena accetta l’incarico, però, la vampira entra nel mirino di spietati agenti speciali, disposti a tutto pur di fermarla. E anche il dottor Keene, il medico che ha preso in cura Ian dopo la fuga dal laboratorio dell’esercito, sembra nascondere troppi segreti: capire di chi si può fidare non è semplice, ma per Raylene potrebbe rivelarsi l’unico modo per restare in vita…

La mia recensione

Il libro delle somiglianze

Anita Blake
Primo volume di una serie urban fantasy (e quando mai?), questo libro racconta la storia di una donna a metà tra Anita Blake, Hitomi Kisugi (per chi non lo sapesse è la bellona di Occhi di gatto) e Sydney Bristol (per chi non lo sapesse è l'agente della CIA di Alias) con una sola cosa che la differenzia da loro: è una vampira. L'idea, nonostante per l'appunto richiami caratteristiche di altri personaggi femminili di libri, manga e serie televisive già esistenti, non è affatto male e, devo ammetterlo, è anche abbastanza ben sviluppata. Buona dose di mistero, di suspance, di lotta, di credibilità della trama e delle situazioni. Ma allora, cosa non ha funzionato? Un po' di roba, in verità. Innanzi tutto la finta simpatia della protagonista. Basta, non se ne può più di protagoniste femminili che devono essere o necessariamente belle e simpatiche o, quando manca la bellezza, delle dure ragazzacce un po' sboccate. Raylene non è bella, pare sia anche un po' androgina (azzarderei dicendo che è un cesso) e quindi deve necessariamente essere una tipa che sa dannatamente fare a botte (ogni tanto sembra quasi che stia lì a dirti "hey, quello sciocco non sapeva mica con chi aveva a che fare, con la più super tosta vampirla in circolazione che con uno starnuto gli rompe tutti i denti") e che cerca anche di fare la simpatica con il lettore. Perché, perché? Questi sono stratagemmi che non solo non capisco ma che temo rimarrano oscuri alla mia mente finché avrò vita. Se l'autrice avesse sprecato meno tempo a cercare di convincere il lettore che Raylene è una bad girl e che come fa a botte lei non fa a botte nessuno, ma proprio nessuno ti giuro guarda che non scherzo, la scorrevolezza delle vicende ne avrebbe certamente guadagnato. Spesso, infatti, la tensione viene smorzata da frasette inutili e fintamente sarcastiche che non donano nulla, ma davvero nulla, in più alla trama. Quindi, perché sprecare caratteri e rendere Reylene una persona sgradevole? Altra cosa che non mi ha sconfinferato per niente sono le ripetizioni. Perché dire ogni volta che se ne ha l'occasione che a Reylene non piace andare sui tetti se poi, ogni due minuti e mezzo sta correndo su un tetto?! Perché ripetere, di continuo, che a lei non piacciono gli "schiavetti", non piacciono le Casate e blabla? D'accordo, abbiamo capito, siamo ancora giovani e quindi riusciamo a ricordare cosa hai scritto quattro pagine fa, non è necessario ripeterlo! 
Interessante, invece, la trovata del progetto militare finanziato dal governo che utilizza le creature sovrannaturali come cavie. Farà anche un po' Maximum Ride di James Patterson (sì, questo libro sembra il libro della somiglianze), ma questo tipo di "spionaggio" non mi è mai dispiaciuto. Comprerò certamente il secondo volume della serie, nonostante i piccoli difetti la Priest è riuscita a incuriosirmi abbastanza.

2 commenti:

  1. Ah, le frasette finto-simpatiche... una di quelle caratteristiche che anche io non riesco proprio a digerire. Ad ogni modo credo che leggerò lo stesso il libro (prima o poi), anche solo per curiosità.
    Cmq, bella recensione ;D

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    1. Ma dico, non può esserci una protagonista "normale"? È così difficile da creare? Che seccatura.

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