lunedì 28 ottobre 2013

Francamente me ne infischio #3

Ho faticato, molto (ma che dico? Moltissimo!), per trovare la voglia di parlarvi di questo libro. Credetemi, fino a mezzora fa non ero nemmeno certa di volergli dedicare la terza puntata di Francamente me ne infischio. Perché mentre negli altri due libri a cui ho voluto dare l'onore ci sono... come dire... inciampata, questo invece l'ho letto consapevolmente. 
Comunque, per chi fosse appena giunto su questo blog, Francamente me ne infischio è una rubrica dedicata a quei libri di cui, appunto, francamente me ne infischio.
Non voglio assolutamente offendere l'animo romantico di nessuno, sia chiaro. Chi mi conosce anche solo un po' sa che mi commuovo praticamente con qualunque cosa –manca poco lo faccia pure con le frasi dei Baci Perugina– per cui se parlo così di questo libro... Be', un motivo c'è. 
Attenzione, potrebbero essere presenti degli spoiler.

Autore: Jamie McGuire
Titolo: Uno splendido disastro
Prezzo:13,94
Editore: Garzanti
Pagine: 335
Il mio voto: 1 piuma

Ok, la trama di Uno splendido disastro è pressappoco questa qui: una ragazza che potremmo definire "pariolina per scelta" di nome Abby incontra un ragazzo che potremmo definire "borgataro di nascita" di nome Travis. Manco a dirlo, siccome gli opposti si attraggono tra loro scatta subito la scintilla. Scintilla che però nessuno dei due vuole ammettere sia scattata. Le cose si fanno complesse, si fa per dire, perché si scopre che Abby e Travis non sono opposti manco per niente. Il passato di Abby, infatti, è traumatico e traumatizzante: un padre alcolista (non sono certissima fosse alcolista, non ricordo bene) campione di poker andato in rovina che, per finanziare i propri vizi, chiede i soldi agli strozzini mafiosi, madre non pervenuta. La piccola Abby, per rimediare agli errori del padre, pare abbia dovuto fare delle cose tremende (ma non vi dico quali ché altrimenti vi riempio di spoiler). Anche il passato di Travis è traumatico e traumatizzante: padre alcolista e violento, tre fratelli violenti, madre non pervenuta. Il piccolo Travis, per cercare di sopravvivere nella giungla che è la sua famiglia impara a fare a botte, a mettere dovunque la parola cazzo e a esprimersi come un vero ragazzo di borgata.
E, insomma, quale modo migliore per far soldi potrebbe trovare un bravo ragazzo di borgata dal passato traumatizzante se non organizzare incontri clandestini negli scantinati vicino all'università (WTF)?! Immagino se dovesse succedere una roba del genere allo studentato di Casal Bertone o vicino al Policlinico a Roma... Vabbè, ma non soffermiamoci sui dettagli, parliamo di ciò che ha reso questo libro un fenomeno editoriale: 
Abby e Travis sono amici, poi si fidanzano, poi si lasciano, poi si fidanzano, poi il terzo incomodo, poi si lasciano, poi Las Vegas, poi il poker, poi le botte, poi le donzelle con cui Travis va a letto, poi si fidanzano, poi i tatuaggi, poi di nuovo il terzo incomodo. Non necessariamente in quest'ordine. Il tutto condito da un po' di ossessione, che fa sempre bene, sia da una parte che dall'altra. Lui è ossessionato a livelli patologici, tanto da avere delle reazioni davvero spropositate per delle scemenze. E, piuttosto che pensare di far visitare Trevis da uno psicoterapeuta (presenta chiaramente un disturbo di personalità, di cui la paura ossessiva di essere lasciato da Abby e l'incapacità di gestire la rabbia sono due sintomi importanti – e non sono ironica), tutti pensano semplicemente che sia molto innamorato e così uomo, così vero, così irruento, così rude, così cavernicolo, così passionale. Lei è ossessionata perché lui rappresenta sia ciò che vuole, sia ciò da cui deve stare lontana. 

sabato 26 ottobre 2013

In libreria

Un'eternità dall'ultima segnalazione... Eh, perché vedi che succede a fare i topi di biblioteca e a comprare libri usati, fuori catalogo o in wishlist da un secolo? Che ci si perde le nuove uscite. Come in questo caso... 
Il libro che voglio segnalarvi oggi l'ho scoperto su Twitter, per puro caso. Non riesco a spiegarmi come abbia fatto a sfuggirmi. Certo, probabilmente dipende anche dal fatto che, dato che al momento la mia famiglia ha esigenze più importanti rispetto al farmi accumulare to be read sul pavimento della mia camera, non vado in libreria da un bel po'.
Bon, intanto l'ho scovato, messo in wishlist e poi... E poi tanto lo so che me lo compro, magari in ebook, via.

Titolo: L'odore della carta. Una celebrazione, una storia, un'elegia
Autore: Ian Sansom
Editore: Tea
Pagine: 285
Prezzo: 13 €
Data di pubblicazione: 26 Settembre 2013

Trama

Immaginiamo per un momento che la carta stia per scomparire. Che cosa andrebbe perduto? La risposta è semplice: tutto. La carta è tutt'intorno a noi. E non pensiamo soltanto ai libri, alle lettere, ai quotidiani; pensiamo ai certificati, alle carte da gioco, ai tovagliolini, ai biglietti da visita, agli imballi dei telefoni cellulari e alle bustine del tè. Siamo gente di carta. Tuttavia, si dice, l'epoca della carta è al tramonto: si vendono più ebook che libri cartacei, i biglietti elettronici hanno rimpiazzato quelli tradizionali, gli archivi vengono digitalizzati. Il mondo in cui viviamo è stato costruito con la carta, nondimeno ovunque guardiamo la carta sta scomparendo e stiamo entrando in un nuovo mondo, senza carta. In questo libro, Ian Sansom esplora tutti i paradossi di questo eccezionale materiale inventato dall'uomo e la sua presenza, silenziosa e ininterrotta, dietro ogni aspetto della nostra vita. Un'opera divertente e stracolma di curiosità e informazioni, una riflessione di straordinaria attualità. 

L'autore

Ian Sansom, nato nel 1966 in Inghilterra, è autore della famosa serie "Le storie del Bibliobus di Tundrum", il cui primo volume si intitola "Il caso dei libri scomparsi", edite in Italia da Tea.
Attualmente insegna all'Università di Warwick.

sabato 19 ottobre 2013

Ciarlando allegramente di... #3

Eh sì, sì, lo so che ormai faccio di tutto per evitare delle recensioni vere e proprie ed evitare, quindi, di essere una vera blogger. Ma non lo faccio di proposito, è che sto leggendo tutti libri che non mi entusiasmano, a parte rare eccezioni –come Un giorno che è l'unico libro letto nel 2013 che mi ha emozionata oltre ogni aspettativa, uno di quei libri che anche solo se ci penso mi batte forte il cuore– e per questo ho letto poco. Molto poco. Forse "poco" non è il termine adatto, è troppo poco incisivo. Insomma ho fatto schifissimo, ecco. Praticamente chiuderò l'anno in negativo, è bene che lo ammetta.
Qualcosa di notevole, comunque, l'ho letta. Come Noi di Richard Mason o La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo o ancora L'ultimo chef cinese ma troppo pochi, troppo troppo pochi. 
Alla lista dei pochi, troppo troppo pochi, libri notevoli del 2013 aggiungerò Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh. 

Ricordo, con un certo piacere anche, lo scalpore che creò l'uscita di questo romanzo. Lo volevo. Anzi no, lo bramavo ardentemente prima ancora che uscisse in Italia. Avevo letto la trama in lingua originale, mi ero interessata alla vicenda dell'acquisizione dei diritti, speravo con tutta me stessa che mantenessero la meravigliosa copertina orginale.  Non lo so perché mi aveva presa così tanto, davvero. A pensarci adesso mi sembra anche senza senso. Lo acquistai il giorno stesso dell'uscita, andai in libreria e rimasi almeno mezz'ora imbambolata davanti allo scaffale, piazzato vicino all'ingesso, a scegliere la copertina. Camomilla? Bungavillea? Optai per la bungavillea, mi sembrava inspiegabilmente la più adatta a me. Portai a casa il libro, convinta più che mai che lo avrei iniziato subito dopo aver terminato quello che avevo in lettura (chissà qual era poi). Sono passati due anni e mezzo dal quel pomeriggio. Per due lunghissimi anni il libro che avevo tanto desiderato non ha fatto altro che prendere polvere tra gli scaffali della mia libreria. In bella vista poi eh, mica nascosto dagli altri libri da leggere. Il desiderio spasmodico di posseredere l'oggetto aveva acquietato la mia voglia di leggerlo. Arrivo, per questo, con un netto ritardo, come al mio solito quando si tratta di "best seller" –sempre che dia loro una possibilità. 

sabato 12 ottobre 2013

In principio era In my bookshelf #22

Riemergo dai giorni bui. Sì, perché non so cosa mi è successo ma sono stata giorni e giorni e giorni completamente ipnotizzata dal Doctor Who. Così ipnotizzata che non sono uscita per niente, e ripeto per niente, per tre giorni interi. Ed è strano perché all'inizio Matt Smith non mi piaceva nemmeno, ero ancora in lutto per David Tennant... Ho visto le prime puntate con diffidenza, pensando "quasi quasi lo abbandono". E poi, non so nemmeno quando, amore fu. Poche cose lovvo immensamente:
David Tenntant, Dio quanto ti lovvo
- i libbbroni (libri con più di 350 pagine);
- i miei ragazzi (detto così sembra che abbia una sfilza di fidanzati o toy boy. No, mi riferisco agli amici miei che mi fanno un po' sentire in New Girl con qualche differenza. Io non sono una bellona indiscussa come Zooey Deschanele e loro non sono solo tre, ma hey, ci staremo mica fossilizzando sui dettagli?!);
- le serie tv (molte, forse troppe ma se sono British le lovvo di più);
- David Tennant (sempre e comunque, ma una roba quasi bimbominkiesca e data la mia età è ridicolo e preoccupante);
- andare in libreria quando piove;
- Doctor Who.
Il resto, tipo avere la libreria straripante di libri da leggere, il lettore ebook che a momenti esplode perché non ha più spazio dentro, scrivere cose senza senso su questo blog, la birra eccetera eccetera vengono in secondo piano.
E niente, tutto questo per dire che mi sono dedicata ai miei ragazzi e al Doctor Who. Ma ho comprato comunque, ovviamente, durante il periodo precedente alla clausura e sull'internèt. Poco, eh (per fortuna!), ma ho comprato comunque. Siccome sto trasformandomi in donna pigra... No, non è vero, è che il trauma da inserimento immagini perché sono infolesa brucia ancora, per cui se posso evitare di inserire immagini inutili lo faccio. Dicevo, siccome che le cose sono cambiate ed è pure più comodo per chi legge, i titoli dei libri sono cliccabili, così se vi interessa cliccate e vi spulciate la sinossi del libro in questione, e sennò invece andate avanti e chissene della sinossi. 
Dove eravamo rimasti? Ah sì, cosa ho comprato? Innanzi tutto ho preso, colta da un raptus omicida verso le mie finanze, Come la Madonna arrivò sulla Luna di cui adoro in modo quasi maniacale la copertina (non è bellissima?), Istruzioni per la manutezione del parquet (in ebook in saldo), E poi siamo arrivati alla fine (usato, anche se comunque non costa molto nuovo. Il fatto è che spesso i libri delle case editrici piccole mi sfuggono nuovi perché vengono nascosti da libbbroni brutti e pieni di orrori magari scritti da autori di discutibile bravura). 
Credevo di essermi fermata, ma poi il mio essere tremendamente in anticipo agli appuntamenti mi si è ritorto contro e ho comprato ll maschio irlandese in patria e all'estero (non so perché, mi attirava e mi sono lasciata allettare dal prezzo), La simmetria dei desideri preso senza pensarci troppo (come al solito) e, in ultimo, Il mondo, quello vero ordinato su Ibs (sta tra i remainders!!) per colpa di quella ragazzaccia de La Lettrice Rampante che ne ha parlato molto bene qui
Sto per terminare Il linguaggio segreto dei fiori che, fino a ora, si è rivelato essere un romanzo molto dolce. Certo, non è uno di quei libri che annovererò tra i capolavori della letteratura contemporanea e, tra l'altro, ha la parola "segreto" nel titolo che ormai sembra essere appioppata a qualunque cosa insieme alla parola "proibito" (Il giardino degli incontri segreti, La mappa segreta dell'amore, Il messaggio segreto delle farfalle, Il gusto segreto del cioccolato amaro e così via), ma non è da buttare. Credo, tra l'altro, che la parola segreto sia stata messa dovunque sulla scia di questo romanzo che, ci terrei a precisare, nel titolo originale non ha (e quando mai). Sì, perché prima di questo libro non avevo mai fatto caso ai titoli tutti uguali. Correggetemi se sbaglio, ché questo argomento mi appassiona.
Tornando a noi, alcuni mi avevano detto che si trattava di un romanzo lento e noioso. Be', se il vostro ideale di romanzo è uno in pieno stile 007 certo che è lento, altrimenti no. Segue il tempo di un romanzo normale, il tempo della narrazione che i romanzi dovrebbero avere. Si tratta di un libro, non di un film di spionaggio eh. Poi, ovvio, se chi lo dice legge solo sciocchi romanzetti rosa dove a pagina 5 due si incontrano per la prima volta e a pagina 15 sono già follemente innamorati, ti credo che questo sembra un romanzo lento. Ma, scusate, si trattava di una puntata di In my bookshelf e non di uno sfogo contro il romanzetto da due soldi. 

Insomma, voi che avete comprato? Ma soprattutto, avete letto qualcuno dei libri che ho acquistato? E niente, se volete lamentatevi pure dei proibiti, dei segreti e dei titoli tutti uguali.

venerdì 4 ottobre 2013

Recensione Io prima di te

Qualche notte fa, finalmente, ho terminato la lettura di Io prima di te, di Jojo Moyes.
Posto che il tema trattato è, come dire, un tema abbastanza caldo, e posto che non ho nessuna voglia di esprimere alcun parere personale sull'eutanasia perché non mi sembra questa la sede adatta, mi sento comunque in dovere di muovere qualche critica. Si tratta chiaramente del mio pensiero personale e con questo non voglio in alcun modo dare inizio a una polemica o a una discussione infinita su cosa sia giusto o sbagliato, su cosa la società, la religione, la famiglia, l'appartenenza culturale reputino giusto e/o sbagliato, condivisibile o meno. Detto questo eccovi la recensione.

Autore: Jojo Moyes
Titolo: Io prima di te
Editore: Mondadori
Traduttore: Maria Carla Dallavalle
Pagine: 391
Il mio voto: 2 piume

Trama 
 
A ventisei anni, Louisa Clark sa tante cose. Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell'autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione. A trentacinque anni, Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un'esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti. E nessuno dei due sa che sta per cambiare l'altro per sempre. "Io prima di te" è la storia di un incontro. L'incontro fra una ragazza che ha scelto di vivere in un mondo piccolo, sicuro, senza sorprese e senza rischi, e un uomo che ha conosciuto successo, la ricchezza e la felicità, e all'improvviso li ha visti dissolversi, ritrovandosi inchiodato su una sedia a rotelle. Due persone profondamente diverse, che imparano a conoscersi senza però rinunciare a se stesse, insegnando l'una all'altra a mettersi in gioco. 

La recensione

Mi reputo una persona romantica, molto romantica. Così romantica che, delle volte, quasi mi infastidisco da sola per quanto posso essere sdolcinata e smielata, per quanto posso trovare belli gli oggetti pieni di fiorellini, cuoricini, animaletti pucciosi, fiocchetti e altro. Se lo dico solo io, però, c'è il rischio che non sia poi così vero, potrei sopravvalutarmi. Ebbene, me lo dicono anche gli altri che sono romantica quasi da fare schifo: piango ai matrimoni (anche degli estranei), mi emoziono in modo smisurato per i cuccioli di cagnetti spelacchiati, ho ancora un mare di peluche, ho un plaid con un unicorno... E, a volte, leggo libri che narrano di splendide storie d'amore. Storie d'amore che, raramente, si concludono con un happy ending. Storie d'amore alla Un giorno di David Nicholls, o come quella de La schiuma dei giorni di Boris Vian o di Moulin Rouge, per intenderci. 
Storie d'amore di quelle che sappiano emozionare davvero, che non siano solo scarni romanzetti rosa stampati per riempire gli scaffali delle edicole.
Ebbene, mi dispiace ammetterlo e spero di non essere condannata alla gogna o di essere additata come essere spregevole senza cuore, ma ho trovato Io prima di te un romanzo completamente privo delle caratteristiche che un buon romanzo, d'amore in questo caso, dovrebbe avere. 
Che sia un romanzo d'amore non lo dico io, sta scritto ovunque e lo afferma anche l'autrice. 
Peccato che per essere davvero un romanzo d'amore, come chiunque sembra pensare quando si parla di questo libro, non è sufficiente che la storia tra i due protagonisti nasca e si sviluppi in 50 pagine (nemmeno) alla fine del libro. Perlomeno io non sono affatto d'accordo. Una storia d'amore va vista nascere, crescere, svilupparsi, talvolta interrompersi per poi ricominciare dopo mesi, anni. Il sentimento che unisce due persone cambia, diventa più profondo, cresce insieme ai protagonisti. Qui, in questo romanzo, il sentimento non cresce. Prima non c'era e poi, d'un tratto, c'è.