martedì 24 giugno 2014

Ciarlando allegramente di... #7

Sì, lo so, sono una brutta persona e una blogger inaffidabile. Avrei dovuto scrivere questo post eoni fa, ma ci vuole calma e concentrazione per parlare di libri belli, mica lo so può fare così, con la testa piena di altri mille pensieri. E ultimamente ho pensato a tante cose, pure troppe, e ho avuto altrettante cose da sistemare e quindi niente, è andata che ho realizzato domenica sera che il mio weekend era finito e che il lunedì era alle porte. Poi è anche vero che mi distraggo subito, ho il livello di attenzione di una ragazzina di tre anni e per cui basta che mi contattiate per farmi una domanda e finisce che parliamo per due ore. Holden lo sa bene. E poi c'è stato Letti di notte e vabbè... Ma basta parlare di me e di quanto sono centripete, veniamo a noi. Oggi ciarliamo di Quando il diavolo ti accarezza di Luca Tarenzi,  che ho conosciuto per merito della mia dolce e cara Leggy.

Mi piace il fantasy e, ancor più, mi piace l’urban fantasy. Non ne faccio un mistero, sebbene legga prevalentemente altro ‒ e quasi sempre letteratura americana – trovo sempre il tempo per un buon fantasy.
Quando il diavolo ti accarezza è stata una bella sorpresa. Un po’ me lo aspettavo perché mi fido ciecamente dei consigli della persona che lo ha letto, ma non pensavo mi avrebbe trasformata in una fangirl dell’autore. Senza contegno proprio, nonostante la mia non più giovane età.
Lena, una studentessa universitaria normale, che vive a Milano e lavora in un bar per guadagnarsi quanto le basta a malapena per andare avanti, si ritrova d’un tratto catapultata in quella che potrebbe tranquillamente essere una puntata di Supernatural. Sì ok, non letteralmente, quindi nessun Jensen Ackles e nessun Jared Padalecki nella vita di Lena (purtroppo!). 
La vita di Sofia, amica d’infanzia di Lena, è in pericolo perché qualcuno ha evocato un demone, Arioch, per farla fuori. Ma perché? Questo è l’interrogativo che il lettore, insieme a Lena, si porrà per buona parte del romanzo.
Il ritmo, incalzante, incuriosisce a tal punto da far sì che il romanzo venga letteralmente divorato. O almeno questo è quanto è successo a me. Letto d’un fiato, senza curarmi della gente intorno a me, saltando le pause pranzo al lavoro, andando a dormire a orari improponibili per chi la mattina dopo ha necessità di buttarsi giù dal letto alle 7.
Tutto in Quando il diavolo ti accarezza è scritto e descritto bene: i personaggi, credibili e ben delineati – anche se Sofia rimane un personaggio secondario, sebbene la storia, in un certo senso, ruoti intorno a lei –, l’ambientazione italiana, anche questa credibile e ben strutturata, la storia narrata nel suo complesso.
Non sempre gli urban fantasy riescono a convincere il lettore in tutti i loro aspetti, magari qualche elemento o anche un lato del carattere di uno dei personaggi stona o ci convince poco. Questo, per fortuna, con Quando il diavolo ti accarezza, non accade. Avrei, forse, dato più spazio al personaggio di Settala che, a mio parere, avrebbe tantissime cose interessanti da raccontare. Ma sono certa che Luca Tarenzi conosce bene il potenziale di questo personaggio e chissà, magari un giorno scriverà un romanzo con Settala come protagonista principale.
L’unica cosa che, pensandoci bene, poco mi piace di questo romanzo è il titolo. Non che sia brutto o che non ci prenda nulla con la storia (come spesso accade) ma, accompagnato a questa copertina, sembra che si tratti di un harmony con protagonisti angeli e demoni. E sì che ci stanno gli angeli e i demoni e si dà il caso che ci sia anche una storia d’amore ma, credetemi, niente è più fuorviante del lavoro svolto da Salani.
Adesso devo solo recuperare una copia di God Breaker perché, ecco, leggere Tarenzi fa bene al cuore degli amanti del genere, come me.

mercoledì 18 giugno 2014

Non sono sòle si raddoppia

Per cui, buongiorno! Dovrei dire buonasera dato che scrivo questo post in penombra, nella mia stanzetta polverosa, alle dieci di sera. Ma il post lo pubblico di mattina e quindi buongiorno.
Ho già parlato abbondantemente di Non sono sòle qui e qui, quindi sapete già di cosa sto parlando. Giusto? Giusto. E se non lo sapete ve lo riassumo. In una notte buia ma non tempestosa – mi pare che non piovesse e comunque non era poi manco troppo notte – mentre io buttavo un occhio su Twitter e con l'altro stavo attenta a preparare una frugale cena, si è intrapresa una discussione sui libri brutti. Partecipava una cifra di gente, come al solito quando l'argomento è "caldo", e alla fine si è trovata in mezzo anche gente che magari era in altre faccende affaccendata. Nell'euforia del momento, @LeggendoLibri, @SabatelliPino, @recerusse, @DilettieRiletti e Massimiliano Timpano – uno dei due @chiusoperkindle – (e chissà chi sto dimenticando) hanno buttato in mezzo anche @libribarPallott (che sarebbe Libri & Bar Pallotta, un bar libreria che si trova a  Ponte Milvio). 
Il quesito della vita era "che fare dei libri brutti?". Eh, appunto, che farne? Regalarli a chi ci sta antipatico? – sebbene questa sia una delle cose che mi piacerebbe tantissimo fare, fortunatamente chi mi sta antipatico viene subito depennato dalle mie amicizie, e va da sé che non sono tra gli invitati agli eventi sociali da lui/lei organizzati. Non potrò, mio malgrado, mai gioire quindi di aver rifilato una sòla consapevolmente. Dicevamo. Che fare quindi? Liberarli nel primo cassonetto disponibile? Giammai. Io, almeno, non sono in grado. E quindi che si fa? 
La risposta arriva spontanea: scambiare i nostri libri brutti con i libri brutti degli altri. Non si dice, per caso, "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace?" (Il detto rielaborato da me è invece "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che è mio", ma questi sono inutili dettagli, manco troppo pertinenti). 
È nato così, con questa filosofia, il primo Non sono sòle, evento al quale ho partecipato lo scorso 17 maggio. Tra torte, risate e caffè mi sono divertita un mondo e mi sono accaparrata due sòle (di cui spero di parlarvi presto). 
Carmelo – l'impavido libraio di Libri & Bar Pallotta – dando prova del suo coraggio, ha deciso di raddoppiare. Poi questa cosa me la faccio spiegare in separata sede. Si tratta di puro masochismo altro che eroismo. Secondo me non ne è consapevole, possiede ancora l'ottimismo degli ingenui... Quelli che ancora non sanno che un gruppo di blogger-fanatici-fancazzisti-lettori è difficile da gestire. Non divaghiamo. 
E quindi sono qui per dirvi, abitanti di Roma e ditorni, che siete tutti invitati alla nuova puntata dell'evento dell'anno. Sì, vabbè, mi sto allargando ma questa è casa mia e me la tiro quanto mi pare.
In occasione di Letti di notte, la notte bianca della lettura in Italia, il 21 giugno si terrà quindi il secondo appuntamento di Non sono sòle che, lasciatemelo dire, questa volta ha un programmino niente male (che potete consultare qui). Ospiti importanti, autori, blogger, finti blogger, lettori e blogger dalla doppia personalità (come me, ad esempio, che sono blogger sia qua che da un'altra parte, ma non vi dirò dove... e se lo sapete non svelatelo ché ci tengo all'anonimato) si riuniranno per parlare di libri belli e di libri brutti. 
Per questo secondo incontro, si sono anche decisi due titoli da leggere per poterne parlare insieme: L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami e Gli eroi imperfetti di Stefano Sgambati. Gli eroi imperfetti non ce l'ho fatta a leggerlo e non perché sia brutto eh, ma perché non ho avuto il tempo materiale per leggerlo. 
Eh lo so, avete ragione, sono una pessima alunna. Al liceo, infatti, ero seduta sempre all'ultimo banco. Murakami, invece, l'ho quasi terminato e ve ne parlerò dopo sabato, con calma e senza ansia da prestazione. E quindi, libri brutti, presentazioni libresche, reading di autori e vere e proprie discussioni da club del libro. Il tutto piacevolmente condito da fiumi d'alcol e pizze, tramezzini, torte e i miei cupcake o le mie crostatine, o una bella torta della nonna o tutto insieme. Insomma, il menu è ancora presto per svelarlo.
Posso invece fare due cose: scusarmi in ginocchio sui ceci perché devo ancora recensire Quando il diavolo ti accarezza di Luca Tarenzi, che mi è piaciuto assai, e chiedere perdono per ciò che ho scritto in questo post. E dire che non sono nemmeno ubriaca.

domenica 8 giugno 2014

Gruppo di lettura #3 Le correzioni

Quindi, eccoci al terzo appuntamento con il Gruppo di lettura indetto da Start from Scratch al quale, se volete, siete sempre in tempo a prender parte cliccando qui. Chiedeteci l'invito che siamo pronti ad accogliervi.
La terza puntata, in verità quarta ma alla precedente non ho potuto prender parte perché la mia lista dei to be read spaventerebbe chiunque, si è svolta in modo un po' particolare. Siccome noi siamo degli elettori della Casa delle Libertà  facciamo un po' come c...o ci pare e quindi non abbiamo letto tutti lo stesso libro, ma solo lo stesso autore: Jonathan Franzen. Con la possibilità di scegliere un volume di tutta la sua bibliografia, ho deciso di leggere Le correzioni. Il motivo è semplice: avevo già amato alla follia Libertà, sebbene le numerose critiche negative, di cui vi avevo parlato qui. Così, dato che chi aveva amato Le correzioni, aveva poi snobbato Libertà, ho voluto leggere l'altro romanzo di Franzen per capire perché. Sarò una voce fuori dal coro, me lo sento già, ma Libertà mi è piaciuto un pizzico di più. Comunque, mi toccherà smettere di leggere i libri belli e importanti, perché non so recensirli. Qualunque cosa scriva mi sembra banale e poco incisiva. E oh, torna il mare nella mia recensione e non è un caso. A me Franzen fa pensare al mare, chi lo sa poi perché.


Titolo: Le correzioni
Autore: Jonathan Franzen
Editore: Einaudi
Pagine: 604
Il mio voto: 4,5 piume



Le correzioni è un romanzone, uno spaccato di vita americana di quelli che piacciono tanto a me e al mio animo un po' romantico, un po' tormentato, un po' sognatore. Nutro un debole, manco troppo nascosto, per le storie come quelle raccontante da Franzen: famiglie complesse, con rapporti altrettanto complessi, dai componenti con personalità forse ancor più complesse. Mi piace Franzen, mi piace come inizi i suoi romanzi narrandoci una storia, per spostare poi il focus su un'altra storia, senza che questo disorienti il lettore. Le correzioni comincia così, aprendo una finestrella su Enid e Alfred, una coppia di anziani signori dai mille problemi: fisici, mentali, interpersonali, finanziari, emozionali. Giusto un accenno, qualche pagina appena, per farci tastare il terreno a piccoli passi. Un po' come quando, al mare, stiamo lì a bagnarci solo le dita dei piedi per poi decidere se che è il caso di tuffarci in acqua senza troppi ripensamenti, d'un botto, ché l'immersione sia meno traumatica ma più coinvolgente. Ecco, Franzen ragiona proprio così. Un assaggio, un antipasto, e poi il tuffo repentino e irruento.
E quando la storia comincia, non può che procedere in discesa, fino a quando non ci si affretta a scendere dalla metropolitana proprio durante il fischio che comunica la chiusura delle porte, ché si era giunti alla propria fermata già da un pezzo e che nemmeno il puzzo del sudore della gente è riuscito a disturbarci. E questo accade e accade e accade ogni singolo giorno, finché non si sarà terminata la lettura. Eventi come questi, quello di non accorgersi del passare del tempo in metropolitana, (mi) accade raramente. Succede solo con i romanzoni, succede spesso e volentieri con i romanzoni degli autori americani bravi come Franzen.
Le correzioni è un romanzo non solo da leggere, ma da vivere, accarezzare, assaporandone le sfumature.

martedì 3 giugno 2014

In my bookshelf #24

In attesa di pubblicare la recensione di Le correzioni, già pronta e in bozze da diverso tempo, e in attesa di terminare Quando il diavolo ti accarezza attualmente in lettura, è giunta l'ora di parlarvi degli acquisti libreschi dell'ultimo periodo. Prima, però, è giusto comunicarvi che mi sono arresa a Facebook e quindi, da oggi, potete trovarmi anche . Lo so, era giunto il momento che mi convertissi.
Bando alle ciance, riassumo un po' i volumi acquistati nell'arco di questi mesi (pochi, anche se non avrei dovuto comprarne per niente stando ai miei buoni propositi del 2014... Ma la carne è debole, anche io sono umana, blablabla, fandonie per giustificarmi).
Ho preso diversi libri in lingua, in verità, e questi non mi sento di farli rientrare negli acquisti che non avrei dovuto fare. In fondo nei miei progetti c'era l'andare via per tempo da definire e cercare la fortuna altrove, quindi leggere in lingua è una di quelle cose che mi serve più che leggere in italiano. Quindi, siccome ho l'indice più veloce del West quando si tratta dell'acquisto compulsivo, ho comprato: The floating island di Rachel Neumeier che ho scoperto su Goodreads. Ammetto che, come al solito, la copertina ha fatto il suo dovere e mi ha convinta a premere il tasto "aggiungi nel carrello". Sempre in preda all'ottimismo da giovane disoccupata (avrò un sacco di tempo da perdere, potrò leggere millemila cose contemporaneamente) ho comprato Eleanor&Park di Rainbow Rowell (tutto questo mentre leggevo estasiata Fangirl), Let the great world spin di Colum McCann che sarebbe l'originale di Questo bacio vada al mondo intero, che io posseggo già in italiano, però in inglese è meglio – poi se lo leggo dopo qualche mese me lo godo sicuramente di più – e A taste of blood wine di Freda Warrington perché aveva una copertina meravigliosamente trash e stava in super saldo (ce sarà un motivo, direte voi. Ma io ormai sono fan delle sòle, quindi chi se ne frega).
Onesti, guardatela. Potevo farmelo sfuggire questo potenziale Frankly I don't give a damn? No, non potevo. La tizia, scontornata male e appicciata su uno sfondo qualunque promette veramente bene. W Paint!
Per quanto riguarda gli acquisti pensati, ma manco tanto in realtà, in lingua italiana abbiamo in ordine sparso:
Vita e avventure di Sylvia Scarlett di Compton Mackenzie, preso senza alcun motivo apparente se non il numero di pagine e la casa editrice, Shoeless Joe di William P. Kinsella, Storia d'inverno di Mark Helprin, che ho deciso che leggerò entro l'estate e New York 1916 di Beatrice Colin, anche questo comprato per motivi futili (copertina magnifica e casa editrice).