lunedì 27 luglio 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 27 luglio – 2 agosto



Buongiorno!
È giunta l'estate per tutti, anche per le case editrici che, infatti, per questa settimana ci riservano pochissima roba. Purtroppo agosto è dietro l'angolo e mi toccherà salutarvi per ritrovarci a settembre. Prima o poi. Ad agosto uscirà pochissima roba (purtroppo o per fortuna?) e, quindi, avremo molto poco di cui parlare. Non credo sarete in molti a leggermi in questo periodo, molti di voi – tra cui io – sono in vacanza e quindi... E quindi niente, divertitevi e datevi alla pazza gioia! Io, intanto, pure che sono in vacanza, qualche libro ve lo segnalo lo stesso.

Lauren Barnholdt ha solo 35 anni e ha già pubblicato 30 libri. Pensate che il maestro Stephen King, a 35 anni, aveva pubblicato solo 10 libri. Ora, nulla togliere alla signora Barnholdt ma, come dire, manco se ce prova potrà mai eguagliare King. No, ecco, per mettere le cose in chiaro. Entrambi, comunque, hanno lo stesso effetto su di me. King mi inquieta perché scrive romanzi horror e la Barnholdt... pure. E pure la copertina del suo nuovo romanzo, Vietato non innamorarsi, mi inquieta non poco.
Mi piacciono le tipe ritagliate dalle pubblicità degli assorbenti, con i capelli sporchi e smarmellati, appiccicate su sfondi improbabili.
Chicca, porca miseria, 'no shampoo no?
Il font in arial, dimensione 90cosìcevedopuredalontano, è il classico Newton Compton, impossibile ormai farne a meno.
Le lucette di Natale non si sa da dove vengono, dato che la foto è stata scattata così bene che non si capisce niente.
La trama di Vietato non innamorarsi, che è quanto di più brutto potevano trovare per la traduzione di Two-way Street, è così originale che non esistono affatto sul mercato 800 versioni della stessa storia. Ma chi so' io per giudicare? Ho scritto mica 30 libri in 35 anni pur avendone solo 30, per caso? No, e quindi faccio giudicare voi. Lei e lui compagni di liceo da tipo for ever and ever, fidanzatissimi, innamoratissimi, una cosa che "siamo la coppia più bella del mondo" je fa 'na pippa. Poi, prima di partire per il college lui dice a lei che s'è innamorato di un'altra conosciuta su internet. Si lasciano. Ma tanto, amici, tranquilli. In verità lui nasconde un terribile, ma che dico?, terribilissimo segreto che è il responsabile della loro rottura. Quindi niente spappolette conosciute in rete che rovineranno il loro amore. Sarà, a questo punto, più forte l'amore che li unisce, o vincerà il segreto segretissimo che mamma mia guarda, manco il KGB? Tutto questo e molto altro a soli, signori miei, 9.90 euro. Io, fossi in voi, me lo comprerei. Oppure no. Sulla scheda, comunque, qualcuno dice che questo romanzo è anche imprevedibile. Voglio fidarmi.

La risposta è amore, nuovo libro della serie The private club, scritto da Monica Murphy (che aveva avuto la fortuna di essere già stata segnalata su questa rubrica) è sicuramente un libro di merda.
Ah, non se po' dì dei libri che non si è letto?! Vabbè, una cosa sicura è che non ci sono ragazze adolescenti senza manco le tette come protagoniste. In costume in mezzo a un bosco. Con un tipo che finge di donarle un fiore e invece... Invece 'ndo sta l'altra mano? Eh? E che stamo a guardà in basso? Newton Compton a favore del sesso pre-adolescenziale.
Che poi, quando cacchio è brutta e finta 'sta foto? Due che hanno poggiato i pupazzetti de Ken Shiro e Barbie e si so' prestati per fare la foto. Sensuali come una pigna.
Ma non fossilizziamoci sulle apparenze. La bionda di dodici anni qui accanto, che attende con ansia il menarca per poter urlare alle amiche che finalmente po' scopà, è Bryn che lavora come assistente personale nell'azienda vinicola di Matt, ex sportivo di qualcosa. Il suo unico obiettivo è conquistare Matt e chi se ne frega se non è professionale! Così, abbandonando la mise da suora laica, indossa abiti succinti e assume un atteggiamento provocante. Lui, ovviamente, l'aveva già notata nella sua versione "devota al Signore", ma adesso che è un po' porca è anche meglio. Cosa succederà? Si lasceranno andare alla passione? Preferiranno la carriera, lui da imprenditore e lei da battitrice?
Soprattutto, siamo sicuri che hanno più di dodici anni i tizi in copertina? Mi fa impressione guardarli, seriamente.

Il progetto grafico di questa copertina, sono certa, è stato ideato per confondere. Uno passeggia in libreria, per sbaglio si imbatte in questo libro e gli si obnubila la mente, così da non ricordare dove è e cosa sta facendo. Al primo sguardo non avevo nemmeno capito che GI e RL formassero una parola e non si trattasse, invece, delle iniziali dell'autrice. La donna ignuda l'ho notata in un secondo momento, quando la scritta bianca su sfondo nero aveva già finito di bucarmi le retine.
Quindi, un libro con la copertina che vanta questo lavoro di sopraffina eleganza, di che parlerà? La scheda ci dà solo qualche indizio, ché è estate pe' tutti e allo scrittore delle quarte je pesava il deretano. C'aveva la macchina parcheggiata in doppia fila e doveva sbrigasse per andà al mare a Fregene. Capitelo.
Sophie Scaif, rinominata da me Sophie Schiff, sembra aver perso tutto. La sua relazione con la versione ammmericana del figlio di Berlusconi è in crisi e lei si troverà a dover affrontare la decisione più difficile di sempre, contando solo su se stessa. Fine. Di che decisione si tratterà? Di che intimo indossare? Di quale maschio portarsi a letto? Perché, la Schiff, con il capo ci era già andata a letto, nel libro precedente.
Ma sulla scheda leggo una cosa molto più interessante della trama, che è il commento anonimo che dice "Dopo tanti romanzi-spazzatura, finalmente una storia ben scritta e dei personaggi autentici". Ahahahahahahaha ma è divertentissima questa frase! Ah, non era una battuta? Ma siamo sicuri? L'avevo presa per una battuta, scusate. Comunque, noto che il grafico che si è occupato di questo lavoro si è occupato anche della copertina del precedente romanzo dell'autrice più simpatica del webbe, come potete notare. Bella, molto bella. Le mani dentro la O di Boss sono un tocco di classe che fermate eh.

Per questa settimana, purtroppo, ci fermiamo qui perché le case editrici d'estate battono un po' la fiacca. Vi auguro di passeggiare in costume dentro un bosco e di innamorarvi di belle gnocche su internet. Al prossimo lunedì!


mercoledì 22 luglio 2015

Recensione Storia della pioggia

Buongiorno!
Mi piace fare le cose senza una cadenza specifica, e quindi tipo recensire i libri dopo un mese che li ho letti. Certo, mi auguro che non diventi un'abitudine perché rischio di non recensire più niente. Ma, vabbè, è il caldo, è la casa non mia, è il fatto che devo scrivere in cucina perché nella camera dove sto al momento – a parte il caldo torrido – c'è una nube di magnetismo per la quale non prende una mazza, manco il wifi. Sarà felice la mia piantina a forma di cuore di Ikea, che per la prima volta nella storia della sua giovane vita (ha 3 anni) vive in una stanza dove non ci sono radiazioni dovute a cellulare e computer. Tra l'altro è viva e immobile da quando l'ho comprata, non si è allungata neanche di un paio di millimetri.
Comunque, oggi siamo qui per parlare di Storia della pioggia, scritto da Niall Williams e pubblicato da Neri Pozza, e non della mia adorabile piantina.
 
Titolo: Storia della pioggia
Autore: Niall Williams
Editore: Neri Pozza
Traduttore: Massimo Ortelio
Pagine: 384
Prezzo: 17,50 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Ruth Swain è malata. Ha soltanto diciannove anni, ma è costretta a trascorrere le sue giornate a letto, nella mansarda della fattoria di famiglia sperduta tra i campi irlandesi battuti incessantemente dal vento e dalla pioggia.Ruth ha però un tesoro inestimabile sparso attorno al suo letto: 3.500 volumi provenienti dalla libreria di suo padre: romanzi, racconti e versi attraverso i quali avventurarsi su sentieri sconosciuti, vivere vite altrui piene di amori e passioni travolgenti e, soprattutto,carpire segreti, svelare misteri, in primo luogo quello che avvolge l’esistenza di Virgil, suo padre. Divora perciò pagine e pagine di Dostoevskij, Dickens, García Marquez e altri grandi scrittori nella speranza di comprendere la propria storia, l’ossessione che ha segnato le vicende della sua famiglia, iniziata con la fallimentare ricerca da parte del bisnonno di una perfetta condotta morale e culminata con il tragico destino di suo padre che, la notte in cui nacque lei e Aeney, il fratello gemello, travolto da un’entusiasmante ispirazione, si scoprì poeta e, il giorno in cui Aeney annegò, realizzò di non essere più in grado di scrivere un solo verso.Mentre la pioggia batte sul tetto della mansarda, Ruth rovista tra i libri e legge e raduna tutto quello che può: la vecchia edizione arancione di Moby Dick della Penguin, le foto delle funzioni del reverendo suo bisnonno, e quelle di suo figlio Abraham; le raccolte di poesie del padre, le sue sgualcite riviste di pesca al salmone. E quando si imbatte nelle opere rimaste incompiute di Virgil, e comprende che si raccontano storie per rimanere in qualche modo vivi, sa di avere un ultimo compito da assolvere prima di morire: narrare in un libro la storia di suo padre, pescatore e poeta.Con una protagonista memorabile e una storia romantica permeata dello spirito vero dell’Irlanda, Niall Williams – finalista al Man Booker Prize 2014 – compone un inno alla letteratura e al potere curativo dei libri. 

La recensione

Niall Williams è un simpatico signore irlandese, nato a Dublino nel 1958 e laureato in letteratura americana. E si vede, mi tocca ammettere. Sia che è irlandese, basta dare una rapida occhiata alle sue foto, sia che ha studiato letteratura americana, basta leggere solo un paio di pagine del suo poetico e incantevole ultimo romanzo.
Nonostante sia stato già pubblicato in Italia da Mondadori e Dalai Editore, non ha mai avuto la pubblicità che, secondo me, merita e avrebbe meritato. Tant'è che io, come probabilmente metà dei lettori che conosco, non avevo idea che esistesse un Niall Williams sulla faccia della Terra, figurarsi che esistessero i suoi libri.
Passato completamente in sordina con i suoi lavori precedenti – che infatti sono fuori catalogo –, torna in libreria con Storia della pioggia, pubblicato da Neri Pozza e tradotto egregiamente da Massimo Ortelio.
Storia della pioggia è la storia di Ruth Swain, ma anche la storia di tutti gli Swain prima di lei e, volendo essere un po' pignoli, è una storia che narra storie.
Ruth ha diciannove anni e, a causa di una malattia, è costretta a passare le sue giornate a letto, nella mansarda di una fattoria perduta nelle piovose campagne irlandesi.
Da piccola ha perso il fratello e, qualche anno dopo, anche il padre è venuto a mancare, ma i due importanti lutti e, di conseguenza, la malattia non sono riusciti a piegare la sua forte personalità. Spinta dalla voglia di ritrovare il padre attraverso i ricordi, decide di raccontarne la storia e scrivere un libro. Partendo dall'inizio però, quando Virgil Swain non era ancora nato. Perché, come dice Ruth stessa:
«Questa è la storia di mio padre. La scrivo per ritrovarlo. Ma devi camminare a ritroso se vuoi arrivare alla meta. Funziona così in Irlanda, e anche in T.S. Eliot». 
Tra ciò che sembra realtà e ciò che invece possiede una punta di surreale, inizia il racconto della stirpe degli Swain iniziando con la narrazione della vita del nonno di Ruth, segnata dalle brutture che la guerra gli ha riservato.
Si tratta di un romanzo inizialmente un po' ostico da seguire a causa del linguaggio che Ruth utilizza per rivolgersi al lettore perché, proprio come una persona realmente affetta da logorrea, compie mentre parla repentini salti spazio temporali e bruschi cambiamenti di argomento che, se non si è abbastanza concentrati, rischiano di confondere le idee. Lo spaesamento iniziale, però, viene riccamente ricompensato dai riferimenti al mondo della letteratura che popolano la narrazione e che mi hanno fatta letteralmente innamorare del romanzo. 
Il corteggiamento è iniziato a pagina tredici, dove Niall Williams posiziona un aneddoto su Dickens che, su di me, ha causato lo stesso stato d'animo che si ha quando qualcuno ti dona un fiore.
«Una volta ho letto un saggio in cui Dickens veniva rimproverato perché i suoi personaggi avevano nomi avulsi alla realtà. Evidentemente l'autore non sapeva che Dickens soffriva d'insonnia e di notte passeggiava per i cimiteri. Non sapeva che Moses Pickwick era proprietario di carrozze a Bath, che nel registro della parrocchia di Chatham figura la famiglia dei Sowerberry, gestori di un'impresa di pompe funebri, che un Oliver Twiste nacque a Salford e che un signor Dorrett aveva condiviso la prigione di Maeshalsea con il padre di Dickens».
Piccoli regali posizionati sapientemente qua e là, alla giusta distanza tra loro, come cioccolatini offerti, lentamente, dalla stessa scatola per viziare e allo stesso tempo far innamorare l'oggetto del nostro desiderio. Riferimenti alla letteratura inglese e irlandese di cui Williams si serve per raccontare una storia che, in verità, nulla ha di straordinario se non la personalità di Ruth che, nonostante la malattia, brilla di luce propria attraverso un linguaggio ironico e sarcastico non solo verso la cultura irlandese, ma anche verso se stessa e la propria condizione.
Mi è piaciuta subito Ruth, mi è piaciuta soprattutto la sua tenacia, la sua forza nell'affrontare il mondo con una schiettezza e una durezza che, invece, nascondono una persona fragile, intelligente e che nutre un intenso amore nei confronti della vita.
Difficile, per questo, capire quando mi sono abbandonata all'innamoramento vero e proprio, ma mi piace pensare che la scintilla sia scattata intorno a pagina centoventinove, quando Ruth parlando dell'amore e del suo corteggiatore dice:
«Mi comportai come Estella e gli spezzai subito il cuore. Infatti, il cuore degli spasimanti, come i cracker, va spezzato a metà, per evitare che ti cadano addosso quelle briciole fastidiose».
La vita, Ruth, la vive e la vede a modo suo, dal profondo del suo letto dalla forma simile a quella  di una barca, e la trascrive con lo stesso impeto e la stessa passione della corrente di un fiume in piena.
Un romanzo molto dolce, che a tratti sfiora il poetico e che mi vien voglia di regalare a tutti i lettori forti che conosco perché possano venire avvolti dalle parole di Ruth e dal suo amore per la letteratura.

lunedì 20 luglio 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 20/26 luglio


Amici, lettori, ragazzi. È stata una settimana particolare, piena di eventi e cose strane. Innanzi tutto ho compiuto un'età indefinita (che non vi svelerò mai ovviamente!) e cioè 30 anni. Sono entrata nei famosi enta e, se devo proprio essere sincera, non è cambiato assolutamente niente.
È vero, gli acciacchi ci sono – ma quelli li vanto da più o meno sempre –, è aumentata la ritenzione idrica, comincio ad accusare malesseri di stomaco a seguito di cibi troppo complessi. Insomma, non è più tempo di kebab alle 3 di mattina con 56 gradi, suvvia. Fatelo finché potete, voi giovani!
Per il resto è tutto ok, la settimana scorsa si sono aggiunte delle uscite interessanti che, però, al momento della stesura del post erano in "da definire" e, quindi, non ho potuto segnalarvele. Lo farò adesso, miei cari, non disperate. E quindi via, lasciamoci incantare! 
Magari, ecco, quando finisco di scrivere questo post, scriverò anche la recensione che mi porto dietro da un secolo. Sarebbe anche il caso. Ma è tempo di copertine (e non solo) de merda!

Cominciamo con i volumi che trovare già in libreria. Dovessero esservi sfuggiti, andate subito a procurarveli. In ordine, come sempre, sparso (perché figurarsi se dopo essermi sentita male a causa delle copertine riesco ancora ricordare la data di uscita).

Boh, non so. Seriamente, proprio non so. E non solo non so che dire, non so manco come abbia fatto a sfuggirmi un titolo così, con una copertina così, e con tutto maiuscolo tranne "dell'". Perché tutto maiuscolo tranne "dell'"? C'è qualcosa che mi sfugge, me lo sento.
Bello, ma che dico?, bellissimo, il nome dell'autrice di dimensione infinitesimale che, al cospetto del lecca lecca meno invitante della storia dei lecca lecca, è praticamente inesistente. Quanto è pacchiano? Io un lecca lecca così non lo avrei mai comprato. Così anni '90, così offensivo nei confronti di altri lecca lecca a forma di cuore. Ragà è proprio brutto, aiutateme a dì brutto.
Torniamo in noi, o meglio in me. Dicevamo. 
Il lecca lecca, viene da pensare, sarà più importante del nome dell'autrice perché, in verità, questo romanzo racconta la storia di un dentista, che porta fieramente la faccia di Willy Wonka tatuata sulla chiappa destra, e che si invaghisce di una tizia bona ma dai denti tempestati di carie. Tizia che per hobby – piuttosto che fare a maglia o fare ritratti ad acquerello – pianta lecca lecca in giardino, su montagnette di neve. Perché io ero convinta che quella cosa bianca fosse una montagnetta di neve. Invece no, sono le mani guantate di lei. Che è in un posto a sciare, si presuppone, e piuttosto che mangiare pane e aringhe per non morire assiderata mangia un lecca lecca. O, comunque, intanto lo guarda. Poi per mangiarlo rimanda alla prossima volta. Dopo aver rifatto i denti magari eh. Purtroppo, però, Donna Kauffman non ha preso nemmeno la metà della fantasia che c'ho io, è nata proprio monotona, e infatti ci racconta – dice la scheda trovata su Amazon – la storia di una tipa che rileva la pasticceria della nonna. Ma il pericolo è alle porte perché (copio) "con un colpo di mano a tradimento suo cognato Teddy le sottrae l'attività e la cede a una multinazionale". Scusate, in che senso con un colpo di mano a tradimento? Nel senso che, mentre lei stava osservando un lecca lecca, le ha dato una manata sul setto nasale e l'ha stordita? E poi, dopo averle fatto mettere una firma da svenuta, s'è presentato da Nestlè e gli ha proposto una pasticceria in un posto dimenticato da Dio? Sai che ce fa la Nestlè con la tua pasticceria, amico? I SOLDONI proprio, I SOLDONI. Tutto molto credibile, brava Donna Kauffman. Comunque, poi lei se ne va in un altro posto dimenticato dal Signore e prende in gestione una pasticceria e, senza (purtroppo!) colpi di mano o salti carpiati contro gli stipiti delle porte, conosce Morgan. Attrazione, innamoramento, matrimonio, figli, MORTE. Fine del libro.

Le cornicette rosa di Leggereditore mi fanno maturare istinti omicidi che non avete idea. Cosa è, maledizione, un nuovo numero di Cioè? Mamma mia se le odio, mi sembra un misto fra il primo numero di Punto croce per idioti e Fatti furba con un centrino. Santa pazienza, ma come se fa?
Cosa ha lei poi in spalla, un'ala di un angelo morto ammazzato? Che, per carità,  almeno si sposa bene con la frasetta a sinistra: "Una frenetica caccia all'uomo, in cui amore e morte s'intrecciano in una diabolica spirale". Ve l'ho detto, o no, che l'angelo che lei ha incontrato è sicuro morto ammazzato e lei, per onorare la sua memoria, va in giro con le sue ali a mo' di pelliccia?! Potrebbe tranquillamente essere la trama di un nuovo romance poporno fantasy paranormal cattolico post apocalittico e tutte le stronzate che vi vengono in mente. Davvero agghiacciante anche il vestito di cartapesta che lei, invece, pare indossare con disinvoltura. Lui ha uno sguardo così da sociopatico che, fossi in lei, raccoglierei la mia pelliccia d'angelo e me ne andrei di corsa. Ma la nostra lei vestita di pasta di zucchero non ha nessuna intenzione di andare da nessuna parte, sebbene in città – leggo dalla scheda – non si fa altro che parlare di Jack Lo Squartatore (amica, io te lo avevo detto che quello me pareva inquietante). Muriel, da me soprannominata Zuccherino, per mantenersi fa anche la battona nei bassifondi e quindi, chi più di lei, deve avere paura del caro Jack? Così va dal detective che si occupa dell'indagine e poi non si sa come amore e morte in una diabolica spirale e blablabla. Non so cosa cazzo c'entra, il tale che ha scritto la quarta di copertina non ce lo spiega. Quindi anche sticazzi. 

lunedì 13 luglio 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 13/19 luglio



Buongiorno, buongiorno, buongiornissimo! Giornata da vivere di corsa questa, ho mille cose da fare tra cui capare e cuocere del fagiolino. E devo farlo tipo adesso, ma devo prima parlarvi di editoria. Durante la settimana scorsa ho fatto pochi discorsi culturali, per cui un po' di cultura ci vuole prima di lanciarmi alla cottura del fagiolino. E quindi, cosa ci riservano questa settimana quei cani maledetti dei grafici che si occupano di fare dei lavori terribili? Andiamo a vedere.

Per fortuna iniziamo questa settimana con una signora copertina: brutta e senza senso!
Perché, si sa, un sacco di gente si tocca la faccia mentre ha gli occhi bendati con un nastro di tulle rosso. Cioè, è una di quelle cose che non ti fa affatto apparire agli occhi degli altri come un individuo con qualche problema mentale, no. 
Manco a dire, poi, è una cosa che fa pensare a strane ed eccitanti pratiche in camera da letto, perché non si bendano così gli occhi. Inoltre, o sono in due a tenere i lembi del nastro, e allora sì che si può parlare di dinamiche eccitanti in camera da letto, oppure è davvero un'idiozia. C'è uno, di fronte a lei, che con le braccia aperte tiene teso il nastro e la guarda mentre si tocca la faccia. Non saprei dire chi dei due ha più problemi.
Forse lei, che ha anche dei problemi alle spalle, o forse ha un principio di gobba. Sicuro è che sta svanendo, o forse le sta svanendo solo la gobba. Eh, il potere delle gobbe magiche! Che ne volete sapere voi, sciocchi. 
Ma vediamo – mi sono detta guardando la copertina – magari questo romanzo parla proprio di una giovane donna con la gobba che si benda perché le piace l'ipotesi di darci dentro in parziale privazione sensoriale. E invece no. Questa dovrebbe essere Gloria, che non presenta gobbe di cui vantarsi, che fa la fotografa e si nasconde sempre dietro l'obiettivo, ci dice la scheda. Ma a un certo punto, il passato la richiama con forza dall'Africa fino al Lago di Como (come scusa?! Non ho capito) e lei allora conosce Marco. Fiamme, passione, lenzuola polverizzate, fantasmi del passato, ma chi è Marco?, mutandine strappate, misteri etc ma niente tulle, gobbe, privazione sensoriale, cecità apparente. Niente. E manco persone che hanno le spalle che stanno per svanire. Comunque affrettatevi, donne!, a comprare questo libro sullo shop di Harlequin perché riceverete il libro autografato. Capito? AUTOGRAFATO! Incredibbbbbbile. Non è incredibbbile?! Se qualcuno lo trova incredibbile poi mi dice anche chi è Edy Tassi, ché io non l'ho mai sentita nominare.

Eccolo: il classico esempio delle vere copertine fatte con i piedi. Eccolo qua. Prendi una foto di una tizia con le peggiori sopracciglia che riesci a trovare. E poi, senza criterio, piazza il titolo sopra la faccia della tizia. Fine della copertina.
Siamo seri, ma come si fa? Come diavolo si fa a mettere il titolo sulla faccia di una tipa? 
Grafico incompetente, mi dici come l'hai tagliata sta foto poi? Con l'accetta? La fronte tagliata a metà e più collo del previsto, dato che ormai abbiamo imparato tutti che non solo non è utile, è anche sopravvalutato. Quel "sentire" sul naso mi ipnotizza. Non riesco, credetemi, a smettere di guardarlo. Il risultato delle due cose – tizia di Ponte Mammolo con brutte sopracciglia e titolo citofonatissimo, dimensione 54 – è così brutto che ti resta impresso. Tra l'altro è una canzone di Concato. Mo', non che io sia amica intima di Concato, ma Fabione lo sa? Glielo abbiamo detto? Vabbè.
Dici però: a dispetto della copertina si salverà la trama. Eh, manco quella purtroppo, stando alla scheda.
Maggie, che deve cambiare estetista e disegno di sopracciglia, ha passato un anno terribilmente terribile. So' tutte traumatizzate in questi libri. Sono belle e traumatizzate. Sennò non diventano protagoniste, è chiaro. Comunque, dicevamo, è traumatizzata. Il ragazzo l'ha mollata perché ha vinto una borsa di studio per il football, la madre è andata via di casa e il padre s'è depresso. Così lei è triste, sola, nera e Calimera e, per tirarsi su, si aggrappa a quello che ha (cosa esattamente non si sa) con le unghie e con i denti – motivo per cui, probabilmente, l'estetista rappresenta il suo unico punto fermo e non ha voluto cambiarla.
Ma un giorno, a un semaforo, incontra Caleb e capisce che sono anime gemelle. Me pare uno degli incontri che faccio io a Trastevere, quando ragazzi squilibrati mi chiedono se voglio prendere l'autobus con loro, qualche volta. Comunque, il punto è che capiscono di avere dei poteri perché entrambi vedono il loro futuro insieme. Ahahahahahah ma di cosa cazzo stiamo parlando ancora? È un libro bellissimo! 

Vi racconto come è andata. Stavo cercando le uscite di questa settimana e mi sono imbattuta in Trovando te. Conosco la Probst, così come conosco la collana Secrets (in corsivo, mi raccomando) di Corbaccio. So che tipo di libri vengono pubblicati con il nome Secrets (sottotitolo: de merda), ed è proprio questo il motivo per cui questa copertina mi ha stupita, inizialmente.
Pensavo si trattasse di un libro con un prete come protagonista. Dico, anvedi però quanto è ganza la Corbaccio, in barba al Vaticano, ce pubblica un bel porno con un prete (o un pastore) come protagonista. Basta all'idea che i preti siano tutti idioti come quello di Settimo Cielo! Basta pensare che quell'uomo per avere 90 figli – tutti idioti – li ha concepiti solo guardando negli occhi quella quacchera della moglie (vi ricordate che razza di vestiti indossava?!). Finalmente un po' di sesso alle pendici di un monte considerato sacro, dentro una chiesa abbandonata, con il lancio delle ostie subito dopo, con una sbornia post vino benedetto... E invece no. Quelle mani non appartengono a un prete e non ci troviamo davanti al primo volume di una saga del filone erotico-cattolico. 
Di contro, potrebbero somigliare alle mani di un maggiordomo. Ma invece no, non si tratta nemmeno di un maggiordomo. Come vi è venuto in mente, allora, di fare una copertina così? 
E poi, dannazione, le altre volte non ho detto niente ma non vi sembra che la dimensione di "Secrets" sia un attimo esagerata? Porca miseria, non si capisce niente, sembra il sottotitolo del romanzo! Ma poi basta, avete rotto, la Probst come hobby fa la stalker: Cercando te, Sognando te, Trovando te. A Jennifer, che ansia! E levate dalle palle, che diamine! 
La trama è inutile che ve la racconti tutta, vi faccio un riassunto: lei si sta per sposare con l'uomo della sua vita, è felice, ricca, bona, insomma sta benone. Il giorno del matrimonio scappa dalla finestra ma non col prete (altrimenti sì che diventava un vero romanzo!). Insomma, incontra il migliore amico di lui e via, amore, scintille, lenzuola roventi. Fine. La scheda di questo orrore la trovate qui.

Per questa settimana, purtroppo, è tutto. Vi auguro di trovare la vostra estetista di fiducia, se non ce l'avete già. Abbraccioni, al prossimo lunedì!

lunedì 6 luglio 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 6/12 luglio



E buongiorno!
Una nuova settimana è iniziata (io, seriamente, sto perdendo i pezzi, non so mai che giorno è) all'insegna del caldo africano per le strade, del sudore stantio sui mezzi pubblici, della decrescente voglia di fare qualunque cosa. Ma è anche una settimana di interessanti uscite nell'editoria nostrana e per cui andiamole a vedere!

Ah, che belle le saghe più veloci del west. Quelle che cominciano il l'8 giugno e un mese dopo sono già al secondo volume. Belle, belle, bellissime. Soprattutto quando si tratta di saghe scritte dalle parenti prossime di Suor Germana, come in questo caso.
Il primo volume, che vi avevo segnalato qui, aveva lo stesso effetto Nokia n70 e lo stesso infinito coi cuori dentro (più lo vedo più ho il rigetto verso il romanticismo. E dire che io sono molto romantica). Trovo questa serie di copertine veramente aberranti, secondo me hanno anche la colonna sonora che fa: anauonauei.
Voi non la sentite guardandola? Sicuri? Perché io invece sì e anche distintamente.
Nel romanzo precedente avevamo lasciato Tessa e il tatuato che si incontravano. E basta. Cioè, fatemi capì, tutti sti alberi abbattuti per un incontro?! Poteva essere un racconto scritto da me alle scuole medie e invece è il primo volume di After. Vabbè. Nel secondo volume che succederà? Leggo la suspance nei vostri occhi.
Boh, io me la so' letta la scheda e non è che ci sia tutta questa roba da dire in merito. Tessa era brava e bella e col girocollo di perle pure in palestra, lui era dannato perché tatuato – questa parte ve la ricordate, sì? – e nello scorso volume si sono incontrati, fidanzati e hanno litigato. Ho una matta, ma che dico? Mattissima! curiosità di scoprire perché litigavano. Calmi, state calmi, adesso tra loro va tutto bene, Più o meno, perché "la rivelazione sulle origini della loro relazione ha lo stesso l'effetto di una bomba". Ma cosa cacchio vuol dire?! E perché sto sprecando il mio tempo a parlare di questo romanzo del cactus?! Via, pussa via, tanto è una storia de merda.

Veramente non c'ho parole. La vogliamo finire di appiccicare fiori completamente random e BIDIMENSIONALI su immagini che chiaramente non ci azzeccano una maledettissima fava? Eh? La vogliamo smettere di appiccicarle con Paint soprattutto?!
Porca miseria, va bene, è un sentiero di un parco, quel verde messo lì con lo strumento "spray" di Paint, almeno, mi fa pensare che sia un parco, ma le rose appiccicate così che senso di esistere hanno? Ditemi. Il grafico che si è occupato di Volevo essere Lady Oscar prima lavorava in Garzanti e deve essere stato sempre impegnato a fare le copertine della Sanchez. Le rose, d'altronde, le aveva già acquistate su Istock ma non era riuscito a piazzarle sull'ultimo libro della Sanchez, così ha ben pensato di omaggiare la nuova casa editrice con una copertina da far accapponare la pelle: una bimba semi posseduta che levita dal pavimento con un non so che di demoniaco. Sarà il velo di Batman, sarà il fatto che delle manine che reggono il velo non c'è alcuna traccia (e quindi come lo regge? È chiaramente opera del Demonio)...
Vabbè, comunque, questo romanzo dal titolo che potrebbe indicare un nuovo romanzo di Andrea Vitali, ma che invece è la traduzione fedelissima di La petite et le vieux, racconta – dice la scheda – la storia di una bambina che vuole essere trattata come un maschio perché vuole somigliare a Lady Oscar. Poi incontra un vecchietto piccino picciò e tra loro è subito amicizia. Ma tutto questo dopo un inizio burrascoso. E certo, ché sennò 228 pagine questa storia idiota non le raggiungeva. Vabbè, ma sicuro a un certo punto lui schiatta e lei prima sarà triste, ma poi capirà che quel simpatico nonnino le ha cambiato la vita. Pensieri profondissimi per una bambina di 8 anni impossessata dal diavolo, eh?