lunedì 28 settembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 28 settembre – 4 ottobre



Buongiorno, buongiorno!
Lo so, lo so. La scorsa settimana non mi sono degnata neanche di scrivere un post, avete ragione. Prometto di rimediare questa settimana, non temete. Magari, ecco, scrivo pure una recensione va', ché se la scrivo per altri blog non vale, no? Eh no che non vale, soprattutto se manco la condivido. Ma è che io c'ho ancora dei probbblemi con l'anonimato (e non solo). No, è che vorrei mantenere le cose separate, ecco. Qui è mio, dall'altro lato non è mio. Vabbè, ma anche chi se ne frega. Parliamo di robe serie.
Questa settimana, per voi... ma che dico? Per NOI, c'è un grandissimo ritorno. Contenti? Io avoja, come si dice dalle parti mie. E quindi, andiamo a incominciare. 

Credevo fosse finita questa cagata serie che ci portiamo dietro dall'inizio dell'anno e invece no. La nostra C.D. Reiss ci ha davvero tenuto a scrivere milioni di libri contententi il nulla. La trama del primo libro (DIVERSISSIMA copertina qui) era questa: Monica, che non è il manichino della foto, lavora in albergo ma canta anche in una band. Poi decide che forse il rock cattolico è meglio e quindi niente più uomini nella sua vita, ché sennò si distrae. Boh, ma che vuol dire? Che succede allora quando si ha un lavoro e ci si sposa? O si divorzia subito o si perde il lavoro? Mah. L'ipotesi del rock cattolico regge meglio. Vabbè, ma comunque tanto poi lei adocchia il capo e via, promesse (e mutande) violate. 
Il secondo volume (blablabla copertina) raccontava di Monica nelle vesti di donna sottomessa al dominatore-capo. Sessualmente intendo, ovviamente. E basta. Cioè, boh, mi auguro che si sia almeno entrati nei dettagli delle componenti chimiche degli oggetti utilizzati in camera da letto, sennò sono 266 pagine di "scopami, ti prego"?! Sempre più perplessa. Il terzo volume (blablabla), che io mi ero illusa fosse l'ultimo, parlava dei segreti tenebrosi ma troppo tenebrosi e nascosti, ma così nascosti che erano quasi buii, del nostro dominatore-capo. Ora, in questo ultimo (eddaje, stappa sto Ferrari!) volume, dice la scheda, non succede una mazza. Perché è il riassunto dei precedenti, più il nuovo battito (??) – SPOILER: sicuro lei è incinta! –, più 4 racconti. Signori miei, un romanzo e 4 racconti in 216 pagine! E non ci sono mani mozze come protagoniste! Il tutto a 14,90 euro. E in omaggio, comprando il libro, il braccio di un manichino, un nastro per strozzare il vostro fidanzato quando parla di calcio, una rosa bianca di plastica e una decina di punti Pam!
E soprattutto finalmente basta con ste copertine orride che mi fanno tornare su il pranzo ogni volta che le vedo, maledizione.

Aaaaahhhhhh! Urlo di terrore. COSA diamine è questa COSA? Ma st'orologio da "wannabe Anna Bolena"? Dove cacchio l'hanno trovato? Mi sembra uno di quei cosi obbrobbriosi che trovi solo nei mercatini degli usati, che costano una crifra allucinante solo perché ti accecano quando li guardi ma che, in realtà, sono composti dai finti diamantini plastificati che laggente mette sulle unghie. O sui denti. Aaaaahhhhhhhhh urlo di terrore doppio se penso a una che indossa questo orologio e che, sorridendo, luccica anche dai denti. Diventi miope subito se la guardi, come minimo.
Quanto è tremendo, santa pazienza? Poi sto titolo dimensione "manco l'orbi", Times New Roman 86, dovesse non vedersi al buio. 
Poi, comunque, offre anche un messaggio sbagliato. Tutte le volte che vuoi a qualunque orario pure, no? La protagonista non fa niente durante la giornata? Cioè, attende il momento in cui lui decide che è ora di smetterla di strastullarsi da solo e chiamarla? 
L'angolazione della foto, tra le altre cose, è proprio terrificante. 'Sto rosa poi. Che mi sta a significare? Io capisco che usare Photoshop non è semplice, ma se non lo sai fare cambia mestiere! Ma c'è qualcuno che ti punta la pistola alla tempia e ti obbliga a fare il grafico? Manco so' pagati bene poi, lascia proprio perde, vai a raccogliere orchidee. 
Vabbè, però non è bene giudicare i libri dalle copertine. Magari il protagonista fa l'orologiaio e tutto (be', solo una parte) avrebbe un senso. O magari lavora al mercatino dell'usato e quindi... (per le pacchianate suggerisco quello di Monti Tiburtini, trovi certi orecchini che manco a volè fà Cleopatra alla recita di fine anno).
La scheda dice che è il terzo volume della One night trilogy, che non è che proprio fa una bella pubblicità alla nostra protagonista. One night? Davvero? Cos'è, la versione vista e rivista e supertrita di "a letto con uno sconosciuto"? Senza aver ancora contratto le piattole poi? Cheppalle. La trama, credetemi, non è importante. Copio: "Miller Hart è ricchissimo, supersexy e sa portare Livy a vette di piacere mai raggiunte prima. Ma lei sa anche che non c’è un punto di ritorno." E poi blablablabla tante righe inutili e poi "segreto", "passato", "ombre" e mobbasta però.

Questa la metto non tanto perché è brutta – intendiamoci, bella non è. C'è di peggio, sicuramente, ma proprio bella no.
Dicevo, la metto non tanto perché è brutta, quanto perché è l'esempio della shatteria editoriale alla quale mi riferisco quando, ironicamente, scrivo cretinate su questa rubrica. Dunque, abbiamo questa giovane NUDA (perché, cioè, chiunque va in giro nuda su una decappottabile, no?) su una macchina che ha due strisce di non si sa cosa sul retro. C'è il suo gomito, quello della moglie di Paolo Limiti,  e poi due strisce marroni. Che, in principio, era il sedile dell'auto. E poi? E poi, il nostro grafico distratto, nei vari copia e incolla, intervallati da risposte al telefono aziendale ("Sì, pronto? Ah, salve signora Germana. Certo, anche un kg e mezzo di cicoria, la aggiungo subito alla spesa. E due patate, pure. Signora ma proprio due?! Ah, faccio io?! Pronto? Signora Germana? Pronto?"), ha copiato due volte la stessa cosa. Poi, sempre tra una telefonata e l'altra, ha messo la scritta – cos'è? Times New Roman quello? – e poi, probabilmente, si è accorto dell'orrore (che qui potete ammirare meglio ingrandendo l'immagine). E però, inserendo il testo, gli si era pure sgranata la foto ("Pronto, Gaspare? Sei con la signora Germana? No, niente, ha ordinato due patate e poi credo sia svenuta. Ah, chiamo l'ambulanza?! Ok. E mi dicevi dei porri? Pure quelli oltre alle cozze e al taleggio? Ciao Gaspare, ciao, ho l'ambulanza nell'altra linea") e siccome che era in altre faccende affaccendato ("Sì, chi è? Un pacco per Teodora? No, non la conosco. No, non ho ordinato 250 tanga masticabili. No, questo è uno studio di elaborazioni grafiche, non Il regno del porno. No, mi dispiace. No! Ho detto di no! Vaffanculo, stronzo!"), non poteva eliminare gli ultimi livelli che aveva inserito su Photoshop. Capite, ormai tra una cosa e l'altra s'erano fatte le 7 e il nostro grafico doveva andare a un aperitivo al Pigneto, proprio non poteva. E allora si è detto che tanto, per un libro di questo tipo, manco valeva la pena perder tempo. Poi, voglio dì, la copertina con la tipa nuda e lo sfondo rubato a Sex & the City non sono abbastanza, così vi delizio pure con la trama. La scheda dice che lui è un attore ex alcolista che vuole proprio recitare nel film di una tipa. La tipa non lo vuole perché è ex alcolista. Poi blablabla, irresistile fascino. Fine.

Per questa settimana è tutto, vorrei lasciarvi con una gigantografia di Floradora, quell'inutile cane che c'aveva sempre accanto quel mentecatto di Paolo Limiti, ma non ci sono gigantografie in giro per il webbe. Purtroppo. Vi lascio così, quindi, con il dubbio su cosa sia successo alla signora Germana e i 250 tanga masticabili. Al prossimo lunedì!

lunedì 21 settembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 21/27 settembre



Buongiorno gente,
ho una brutta notizia da darvi: questa puntata sarà rapida e indolore. Già, a volte succede che le case editrici in una settimana non fanno uscire 90mila titoli in libreria e, quindi, ci ritroviamo a doverci accontentare di poche cagate uscite.
In verità, questa settimana anche un libro non esattamente de merda si aggiudica l'onore di essere menzionato. Perché, ricordate: qui se sei Pinco Pallo o Boccaccio non ha importanza. Se il tuo libro ha una copertina de merda, non avrò pietà. Se poi scrivi anche romanzi con trame de merda è anche meglio, ma non è un elemento necessario per finire su questa rubrica.
Ma, dicevamo, poche uscite. E mi dispiace. Ci rifaremo – mi auguro – la settimana prossima. E poi io qua mi sto gingillando, ma c'avrei una recensione in sospeso che non so mica se la voglio scrivere. Vabbè, niente cincillacchere, andiamo a vedere cosa il mondo delle librerie italiche ci riserva questa settimana.

L'abbiamo pensato tutti, tranquilli. Sebbene sembri evidente, NO, Ho scelto te non è il continuo di Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino.
Ma come gli è venuto in mente, a chi ha fatto la copertina, di prendere una foto che poteva essere utilizzata da un centro di recupero o da un consultorio (USATE IL PRESERVATIVO, SCREANZATI!) e farla diventare una copertina?
Lo ridico, ché qua forse non è chiaro: prendere una foto qualunque, come fanno Armani e Trussardi, e appiccicare il titolo in Century Gothic – vedere su Word per credere –, non vuol dire fare copertine.
Poi, davvero, ma dove stanno mezzi nudi? In mezzo alla strada, sotto un ponte? Cos'è quella parete da sottopassaggio ferroviario alle loro spalle? Non si tratta di un libro su come fare sesso alla Stazione Centrale di Milano senza essere arrestati. Almeno credo. La scheda, quando riporta la trama, non ce lo dice. Ci dice però che Sara ha venticinque anni, una storia d'amore finita male, ed è – povera ciccina – disillusa e scossa. Queste che manco c'hanno 30 anni e sono disilluse dall'amore. C'hai avuto un fidanzato e mezzo, manco ancora hai imparato a vivere e già sei disillusa. Che vita orrida vivi, tesò? Esci, vai al cinema, vai al teatro, comprati un cincillà. Fai qualcosa, ma per favore, non ti deprimere a venticinque anni. A trentacinque, con le prime rughe che facciamo? Suicidio? Eccheccazzo.
Comunque, non so se è utile o no per comprendere il motivo del muro dietro di loro, ma la storia pare che sia ambientata a Basilea. Ci interessa? A me no.
Insomma, lei lavora in un laboratorio (di non si sa cosa, potrebbe anche spennare polli per quanto ci riguarda, ma siccome questo libro è profondo come un film porno, i dettagli non sono importanti) e a una certa incontra Leo e Oscar. Che potrà succedere secondo voi? Ecco, proprio così, senza problemi se li porta a letto entrambi. Poi loro le fanno una proposta "scandalosa" (sesso a tre, probabilmente sotto un ponte) e lei non sa che fare. Fine. Accetterà? Non accetterà? Riscoprirà i piaceri delle malattie veneree? Chi lo sa.

Io boh. Non so se mi disturba lui, che sembra avere troppi pochi centimetri di collo e, invece, decisamente troppi di mascella. Non so se mi disturba lei, che invece è fatta solo di testa e collo evanescente (cosa cazzo è, un fantasma??).
Oppure se mi disturba questo Century Gothic utilizzato perché, boh. Che ne so perché, è pure uno dei font più brutti che siano mai stati inventati.
Lo lo sturmento Spray di Paint utilizzato alla base del collo di lei? Ne vogliamo parlare? Parliamone.
Potrebbe trattarsi della nuovissima versione poporno mai girata ever di Ghost, perché solo così riesco a spiegarmi questo collage osceno. Perché, forse, hanno pensato che lei, essendo un fantasma, è trasparente e quindi quando guardi la copertina la vedi ma anche no. 
E INVECE NO, PORCA PALETTA! Si vede, eccome se si vede! E sta proprio lì, sull'occhio sinistro di lui, senza corpo, con la fronte tagliata. Se li guardi così pensi pure che lui è mulatto, solo con metà faccia, e lei è morta, mannaggia ai pescetti, mannaggia! Ma come se fa? Credetemi, per un po' non ho manco avuto il coraggio di guardare la scheda. E forse avrei fatto meglio a non farlo mai.
Sophie, presa in ostaggio da un detenuto durante un reportage in prigione (certo, tutto molto credibile, perché a una donna la mandano proprio in giro così, con le celle aperte tra i detenuti magari del Braccio della Morte, certo), non può sapere che chi le punta la pistola alla testa è il suo grande amore del liceo. Ma come no? Ma che mo' in America, esci dal liceo e la prima cosa che fai è una plastica facciale? Per favore eh, che io il mio amore del liceo – indimenticabile – lo riconoscerei a occhi chiusi e da dietro. Quindi, ah Pamela Clare, ma che stai a dì? Poi sta cosa che una va a fare il reportage in un carcere (?? ma reportage su cosa? Sulla vita dei detenuti? Sulle crepe ai muri? Sul cibo della mensa?) e finisce come ostaggio di un detenuto che, addirittura, ha una pistola... Ma sono tutti deficienti in questo romanzo? Pure i secondini so' deficienti? Sentite, basta, per favore. Questo libro è nammerda, la scheda leggetela voi per me.

Se possiedi una copertina de merda, pure che sei Stephen King, finisci su Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo. Qui non conta chi sei, qui non conta se sei davvero un libro de merda, qui conta il tuo biglietto da visita: la copertina de merda.
E mi dispiace ammetterlo ma, signor King, non le hanno certo fatto un favore a fare questa cagata pazzesca.
Bravi, molto bravi a voler richiamare la scritta storta di Richard Bachman in I vendicatori, però ragazzi, ma che cosa è questa cover orrenda? Mi fate venire gli attacchi cardiaci, porca miseria. Ma che, dico io, si tratta così il Re?
Il libro in 3D come i The Sims – che, cioè, è un videogioco e il 3D l'hanno sperimentato nel 2009 eh –, che brucia poggiato nel nulla cosmico?! Dove sono le ombre? Dov'è la prospettiva? Cosa sono quelle fiamme su linea retta sotto la N di King? 
Capisco tutto, capisco che gli stagisti lavorano a degli orari massacranti per poche lire, va bene pure che non ti andava di ridimensionare. Ma non è che se la N non te ce va perché sei una capra nel prendere le misure, decidi che tiri una linea retta "tanto chi se ne accorge". Perché, mio caro usciere e anche grafico, la prima cosa che si vede guardando questa copertina è proprio quella fottuta linea retta! Cerco di spostare l'attenzione ma non ci riesco, il mio occhio vede solo quella, a niente serve il nome dell'autore scritto in dimensione "manco l'orbi" per mascherare l'orrore e la sciatteria.
E, aspettate un secondo, ma sul cognome dell'amico Stephen c'è il riflesso delle fiamme? Mi sto per sentire male, sento di avere un mancamento. E in basso a sinistra? Quella carta crespa arancione dovrebbero essere altre fiamme? Ragazzi, davvero, sento che il mondo sta per finire. Pensavo non si potesse fare peggio di Notte buia, niente stelle ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo di grosso. Non c'ho il coraggio di leggere la scheda, tanto il Re è sempre il Re – anche se i primi lavori li apprezzo decisamente di più – e quindi non ha bisogno di presentazioni. Però, checcazzo Sperling!, assumi un grafico competente. Almeno per le copertine del Maestro.

Per questo lunedì è tutto, miei cari lettori senza collo, alla prossima settimana – con un grande ritorno, ve lo anticipo già.
Vi auguro intense notti di sesso sotto i ponti, con o senza fiamme di carta crespa. Alla prossima!

mercoledì 16 settembre 2015

Recensione Morto a 3/4

Non è la prima volta che esco fuori da casa di Letture Sconclusionate e lei mi ha, nel tragitto tra le scale e la porta – qualche metro, giuro – convinta a riportarmi a casa almeno due dei libri che possiede (molti, credetemi, molti). Tra quelli che mi sono riportata a casa c'è anche Morto a 3/4, scritto dall'esordiente – mi auguro ancora per poco – Francesco Balletta e pubblicato da Bookme, la collana DeAgostini dedicata ai libri per un pubblico adulto.
Normalmente non leggo giallo. Non perché non mi piacciano, ne ho letto talmente pochi in trent'anni che non posso ancora dire se mi piacciano o meno. Non è un genere che leggo di solito, perché sono altre le cose che attirano la mia attenzione in libreria. Con Morto a 3/4 è andata diversamente perché ho conosciuto l'autore e l'ho sentito parlare del suo libro, ma anche di molti altri libri e del criterio che utilizza per scegliere i libri da leggere. E Francesco Balletta mi è stato subito simpatico, il suo entusiasmo e il suo buonumore sono contagiosi, così ho pensato che anche il suo libro doveva esserlo. E, infatti, lo è.

Titolo: Morto a 3/4
Autore: Francesco Balletta
Editore: Bookme (DeAgostini)
Pagine: 440
Prezzo: 12,90 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Domenico Campana, maresciallo dei carabinieri in una cittadina dell'alto Lazio, è stanco. Stanco degli acciacchi e dei chili di troppo, stanco di indagare, stanco di omicidi, magistrati, imputati e compagnia bella. Fosse per lui, se ne andrebbe in pensione seduta stante, ma i suoi cinquantasei anni lo costringono ad aspettare. E a sgobbare, rimestando "nel pozzo senza pendoli dell'animo umano". Così si ritrova a pensare mentre consuma un pollo di rosticceria e apre l'ennesimo fascicolo: un insegnante del liceo locale è stato picchiato e trafitto da una pugnalata al cuore. Farebbe di tutto per evitare quest'altra grana e la sorte lo accontenta: un osso di pollo gli va di traverso e lo uccide. Il maresciallo lascia la vita con un sospiro di sollievo. Finalmente un po' di riposo, pensa, e invece no, siamo solo all'inizio. Alla dogana per trapassati non lo fanno andare "su" perché non è morto del tutto, ma solo al settantacinque per cento. Campana è spiazzato. Come ottenere il lasciapassare? L'affascinante capitano della dogana, Clelia, gli affibbia l'indagine rimasta in sospeso tra i vivi. L'ultimo caso da risolvere prima dell'agognato eterno riposo. Nei panni di detective morto a 3/4, però, deve ripartire da zero. Via le consuetudini e gli strumenti di una vita da carabiniere e avanti con nuovi apparecchi e nuovi metodi di indagine. Un'avventura tra giallo e mistero che risvelerà nel defunto maresciallo la "voglia di vivere". 

La recensione

Non leggo quasi mai gialli. Quelli, pochissimi, che ho letto nei miei inutili trent'anni da lettrice erano quasi tutti di Agatha Christie e qualcuno dei Gialli Mondadori – ma pochi, molto pochi.
La verità è che, normalmente, la mia attenzione viene catturata da altri tipi di romanzi e i gialli, inevitabilmente, vengono messi da parte. Con Morto a 3/4, invece, è andata diversamente perché l'autore – Francesco Balletta – ha saputo stimolare la mia curiosità. Non dico solo per quanto riguarda la sua persona e la sua personalità, quanto piuttosto per la trama del suo primo romanzo (e mi auguro, con tutto il cuore, non ultimo).

Domenico Campana, maresciallo dei carabinieri, subisce una morte insolita: un osso di pollo, durante il pranzo, finisce con l'andargli di traverso, segnando così la fine della sua carriera e, ahimé, della sua vita. Ma perché un maresciallo, ormai passato a miglior vita, dovrebbe continuare a lavorare? Perché, a causa della burocrazia dell'aldilà, è morto ma non del tutto. Solo al 75%. 
Il fatto è che, nell'analizzare il suo curriculum, il personale dell'aldilà – ebbene sì, c'è anche del personale negli uffici dell'accoglienza dell'aldilà – ha riscontrato un'incongruenza. Per recarsi aldisù, parole del capitano Clelia, deve risolvere prima quest'ultimo caso e poi guadagnarsi il riposo eterno. E, inutile dirlo, Domenico Campana non vede l'ora di gettarsi a capofitto nel meritato riposo, dopo anni e anni di servizio prestato alla giustizia.
I fantasmi (se così vogliamo chiamarli) non possono accedere, ovviamente, a tutti i mezzi che hanno i carabinieri ancora in vita: niente interrogatori, niente esami del dna, niente di niente. Ciò che Campana ha a disposizione è il fascicolo che stava analizzando durante quel fatidico pranzo e la vittima. Ma, sebbene non ci sia nulla di certo che riguarda questo caso, quello che è certo è che i morti – tutti, sia buoni che cattivi – mentono. Comincia così, un po' di malavoglia e intralciato dalla sua condizione di non vivo ma neanche del tutto morto, la ricerca del colpevole da parte del maresciallo.

Morto a 3/4 mi ha tenuto compagnia per circa un paio di giorni, il tempo totale che mi ci è voluto per terminarlo. Letto più che velocemente, ogni minuto era buono per andare avanti nella storia anche solo di un paio di pagine. 
Inutile dire che il fatto che Francesco Balletta prima di essere autore è uno sceneggiatore ha i suoi lati positivi: leggendo la storia del maresciallo Campana si ha l'impressione di viverla come dei telespettatori. Come se il romanzo fosse una miniserie, si viene investiti dagli eventi proprio come accade al protagonista della storia. 
Interessante e divertente – ma forse dovrebbe anche sollevare qualche riflessione – che il motivo per cui a qualcuno non è garantito il riposo eterno dipenda, in larga parte, dalla burocrazia. Interessante perché il romanzo è ambientato in parte sì nell'aldilà, ma un aldilà italiano, pieno di scartoffie e lunghi e ostici manuali di regole. Proprio come l'aldiquà. C'è da dire, però, che l'aldilà italiano – almeno in Morto a 3/4 – funziona molto meglio dell'aldiqua.

L'aspetto che più mi ha colpita è che, nonostante la trama, il romanzo (o dovrei dire il giallo? Perché qui c'è una linea molto sottile tra giallo e romanzo) non diviene mai, in alcuna parte, poco credibile. Il contesto si sposa completamente con il testo e mai, e davvero intendo mai, viene da porsi il problema che una Dogana nell'aldilà, che smista i nuovi arrivati ed è regolata da un "sistema", possa non esistere davvero. 
Non mi lascio mai andare – ok, magari mai non proprio è corretto – a facili entusiasmi per quanto riguarda i libri perché cerco di essere sempre – più o meno – una lettrice obiettiva. Con il romanzo di Balletta non mi è semplice rimanere imparziale: mi è piaciuto sul serio.
Scorrevole, divertente, intelligente. Insomma: bello. 

Qui la recensione di Letture Sconclusionate, per chi volesse un altro parere, forse più obiettivo del mio.

lunedì 14 settembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 14/20 settembre


Buongiorno, buongiorno! Oggi è, di nuovo, lunedì. Basta con questi lunedì che arrivano quando meno te lo aspetti però, non si fa in tempo a organizzarsi la settimana che è gia, tristemente, lunedì.
Che dire? Niente, che sto facendo una corsa contro il tempo per leggere e finire in tempi decenti Il club degli incorreggibili ottimisti di Jean-Michel Guenassia che è bello, molto bello, ma francese.
Dici, che vuol dire? Vuol dire che è francese. Un po' lento, ecco, via. Ma non lento noioso, solo lento. E sto solo a pagina 200, quando devo arrivare a pagina 700 il prima possibile perché è giunto il nuovo libro del Neri Pozza Bookclub che ha 700 pagine... Vi sto ansieggiando per caso? No, perché io un po' d'ansia ce l'ho. Ma ce la faremo.
Oggi arriva il mio bel lettone nuovo, che per chi fosse cuorioso è questo qua, e quindi siamo tutti di corsa perché me lo consegnano a casa ma io sono in un'altra casa – da sista –, per cui devo tipo correre dall'altro lato. Quindi, tutto molto bello, un po' meno belle – come ogni settimana – le uscite in libreria. Andiamo a vederle!

Continua il durissimo lavoro di Mondadori, ossia quello di cambiare tutte le copertine dei libri di Sylvia Day e renderle, se possibile, ancora più brutte. Quindi, ariecco Soltanto per te, già pubblicato nel 2012 – ma anche forse nel 1998, chi lo saprà mai? D'altronde le copertine degli Harmony so' tutte uguali, mica sai che libro è –, di cui potete leggere la scheda proprio qui. La trama ve la riassumo perché vi voglio bene, ché fosse per me darei fisicamente fuoco al server che ospita il sito internet degli Harmony: Amalia ancora ama il tale che è morto per cercare di salvarla dalla tirannia del padre, finché la versione settecentesca di Daredevil le dà un bacio e lei non capisce più niente. Chi è il conte (cioè l'antenato di Daredevil)? Chi sarà mai? Cosa farà nella vita? Eh niente, Amalia, solo te non c'hai capito un cazzo. Il conte è quello morto che in realtà non è mai morto.
Ma la cosa bella della scheda non è la trama, so' i commenti sotto che signora mia, non puoi capire che tartaruga c'ha quello in copertina, oddio ma è impegnato, il modello si chiama Gianfrazzo. Santa pazienza, con quanto è ritoccata quella cover, non mi stupirebbe se il modello in verità fosse basso e grasso. Ma poi, seriamente si può trovare attraente uno vestito come un coglione? Con la camicia da donna?
Meglio la copertina nuova invece, con una bellissima foto di questo anello, che è chiaramente in coppia con la famosissima collana di Ugly Betty, devono dartelo alla cassa se ti porti a casa la collana. Il font calibri segna una presa di posizione che l'arial non riesce a donarti, quindi bravi a Mondadori, così coraggiosi a usare un font oltre la lettera C. Bravi.

Scusate, starebbe piovendo in questa copertina? No, perché a me sembra l'effetto "carboncino" di quei finti programmi di grafica tipo, appunto, Paint.
– "Facciamo che sembra carboncino, ma sembra anche che piove e, in alternativa, un cartellone delle tic tac degli anni '80!"
– "Dajeeeee, mi piaceva un sacco Footlose! Facciamola somigliare ad Ariel Moore, tanto i giovani non sanno manco chi è, e i nostalgici saranno contenti del richiamo."
Eh, che ve lo dico a fà, coppia creativa più creativa del secolo. Siamo tutti troppo contenti del richiamo ad Ariel Moore, ne sentivamo proprio la mancanza di una copertina de merda.
Mi piace soprattutto perché l'ombra fatta a cacchio fa sembrare che la nostra Ariel, qui, abbia le basette che nemmeno Wolverine. Ma, hey, io non faccio parte di una coppia creativa, quindi che ne posso sapè?
Invece, qualcuno più intelligente di me, mi dice per favore perché in alto a destra c'è una striscia verticale verde? Cosa sarebbe? Si accettano proposte, grazie.
La trama, comunque, è questa qua: una tipa di 40 anni perde la figlia. Conosce uno, che crede sia amico della figlia defunta e lo ospita (ma come "crede"? Ma 'na domanda a sto tale no? Ma te ospiti sconosciuti in casa senza sapè manco chi so'? Poi leggi sul giornale che è stata trovata morta stecchita in casa, vabbè). Comunque, dicevamo. Lo ospita perché lo crede amico della figlia (scusate ma continuo a non capire sto passaggio. Ma che te sei rincojonita? Bussa uno alla porta con la valigia – 'ndo vai, tanto per cominciare? – e te lo ospiti. Vabbè. Tutti a casa de sta mentecatta per Capodanno, tanto ci ospita sicuro) e invece se ne innamora. La domanda che attanaglia tutti – lettori, noi che stiamo ammirando la copertina, editori e pure la scrittrice e i protagonisti è: Ma non sarà un attimo vecchia?
Eh, su questo quesito si basa tutto il libro. 288 pagine a 17,90 euro dice la scheda. N'affare.

Le copertine dei libri di Abigail Barnette sono davvero di gran classe. The Girl, The Boss e ora The Wedding. Un matrimonio un po' porco però, non romantico come tutte ve lo immaginate, mie gallinelle. Nono, un matrimonio alla 50 sfumature. Visto che stacco de coscia all'interno della D? Eh? Che eleganza. Mi piace anche quella doppia D sulla stessa riga, che non disturba affatto in italiano, dove per andare a capo le consonanti doppie si dividono. Nono, pergniente. Sta bene così come sta. Bella questa cover, molto bella.
Ancor più bella è la trama, che vede tornare la nostra Sophie Schiff, protagonista degli altri tre romanzi eleganti di cui sopra. Nel primo va a letto col capo, nel secondo resta disoccupata perché, ecco, basta con queste dicerie che se vai a letto col capo puoi non essere licenziata!, e nel terzo "il lato dominante di Neil spinge Sophie verso esplorazioni erotiche sempre più audaci". Ahahahahah sto ridendo con le lacrime, voglio conoscere chi scrive le quarte di copertina per Newton Compton, è un vero genio. Ricomponiamoci e torniamo in noi. Leggetevi la scheda del primo, del secondo e poi del terzo e ditemi perché in ogni libro la signorina Schiff deve perdere per forza qualcosa. Fanno tutti 'ste scelte difficili, più difficili che scalare l'Everest – dove al massimo puoi solo perdere una gamba, che vuoi che sia – e stanno sempre lì lì per perdere famiglia, amici, amore. Ma che gente frequentate oh, cambiate compagnia. Sempre qualcuno che vi deve sfanculare, ma potete campà con l'ansia di perdere un amico che s'offende per le vostre scelte? Mamma mia oh, ma fateve un cane.

venerdì 11 settembre 2015

Recensione Angelize

Guardate, sul serio, non riesco a capacitarmi del fatto che sia stata così brava da aver mantenuto un ordine nelle pubblicazioni dei post. Se riuscissi a esserlo tutte le settimane questo potrebbe trasformarsi davvero in un blog serio. Ma a noi le cose serie non piacciono e quindi tranquilli, non accadrà mai che da queste parti si parli di libri ed editoria in modo borioso e accademico. E manco con una cadenza settimanale esatta, perché qua a casa di Nereia si è coerenti: tutto sempre alla cactus!
Dunque, oggi vi parlo di una delle mie ultime letture e cioè di Angelize di Aislinn, libro pubblicato da Fabbri Editori e il cui seguito è Lucifer – in via di reperimento da parte della suddetta blogger.
Ordunque, partiamo con la recensione (sperando di riuscire a farla di senso compiuto).

Titolo: Angelize
Autore: Aislinn
Editore: Fabbri Editori
Pagine: 440
Prezzo: 16 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Essere un angelo è terribile. Non provi emozioni, non puoi toccare, mangiare, amare. Per questo molti di loro cominciano a desiderare la vita terrena per provare quello che non hanno mai sperimentato nell'eternità. Per liberarsi dalla condizione eterea hanno solo un mezzo: uccidere un essere umano che prenderà il loro posto. Un gruppo di vittime, però, non si è rassegnato a questo poco invidiabile destino e ha trovato il modo di reincarnarsi in corpi nuovi che sono una via di mezzo tra angeli e uomini. Di nuovo sulla terra, questi angeli bastardi vorrebbero soltanto ricucire i pezzi di vite bruscamente interrotte, finire gli studi, ritrovare amori perduti. Come Haniel, privo di regole e affamato di sesso, che "indossa" ora il corpo di una ragazza. O come Hesediel, che cerca di far capire alla donna che ama che è tornato dalla morte, e che adesso è in grado di guarire da qualsiasi ferita. Ma gli angeli "puri", quelli che non hanno mai ceduto alla tentazione della carne, sono in caccia, armati di spada e fuoco celeste, decisi a spazzar via le abominazioni. Per sopravvivere gli "angeli bastardi" dovranno dar battaglia a forze molto più grandi di loro e prepararsi a terribili sacrifici... 

La recensione

Angelize è un romanzo pubblicato nel novembre del 2013 – arrivo sempre puntuale alle novità, come potete ben vedere – ed è contemporaneo a tantissimi altri libri che trattano lo stesso argomento, chi bene e chi no (filone angelico poporno vi dice niente? Ecco). Ci tengo subito a precisare che Aislinn non scrive quel genere di libri, anzi.
Prima ancora che il filone urban fantasy che riguarda gli angeli sbarcasse in libreria, io già ne ero una fan non dico accanita ma entusiasta. Da brava telespettratrice, nonché fan affezionata, di Supernatural non potevo non apprezzare Angelize, dove gli angeli non sono esseri di affascinante e irresistibile bellezza che fanno breccia nei cuori di idiote e verginee donzelle, ma sono cazzuti guerrieri. Come, appunto, dovrebbero essere intesi da tutti. Gli angeli, signori miei, sono soldati di un esercito e sono qualche volta sono anche cattivi, chi più e chi meno. E uccidono, eccome se uccidono!, sia le persone che altri angeli. 
E in Angelize gli angeli sono guerrieri e ammazzano la gente. Ed è per questo che sento il bisogno di procurarmi il secondo volume quanto prima e di inserirlo, a sbafo, nella lista dei libri da leggere il prima possibile. Andiamo con ordine però, perché cercare di spiegare qualcosa di questo romanzo senza incorrere in clamorosi spoiler – o in vicende personali – non è cosa semplice e ho bisogno di calma e concentrazione.

Partiamo con qualche accenno alla trama. Gli angeli sono esseri incorporei e invisibili e, in quanto tali, non possono interagire con il mondo reale: non possono toccare o spostare gli oggetti, non sentono la pioggia sul viso, l'erba bagnata sotto i piedi, l'odore del mare, il sapore del caffè. Non possono fare nulla di quanto, invece, è concesso agli esseri viventi. Solo portando gli esseri umani a togliersi la vita possono reincarnarsi e far sì che l'umano di turno prenda il loro posto. Questo è quanto è successo ai protagonisti di Angelize: Hesediel, Haniel e Rafael. Fregati dagli angeli, adesso sono costretti a una vita eterea. C'è un altro modo, però, che permetterebbe a Hesediel, Haniel e Rafael di reincarnarsi e tornare sulla Terra ed è loro offerto – con toni invitanti e melliflui – dalla Dea, una divinità che vive all'interno del Cimitero Monumentale ed è sempre accompagnata da un fauno.
Tutto sembrerebbe andare per il verso giusto, più o meno. Perché, mentre Haniel si reincarna nel corpo di una ragazzina, Hesediel e Rafael sono riusciti a riacquistare il loro corpo, cosa che li spinge a ricucire i pezzi della loro vita prima della morte. Ma c'è un ma. Niente è come sembra.
Secondo gli angeli "puri", che hanno ben preciso in mente un disegno divino, l'esistenza dei mezzi angeli è superflua e inutile, nonché in un certo senso offensiva: non sono angeli e non sono esseri umani, costituiscono dunque un abominio. 
Questo è il motivo per cui si scatenerà una guerra vera e propria tra gli angeli puri, che cercano – dal canto loro – di mantenere "pulita" la razza, e mezzi angeli che, invece, vittime di un destino non desideravano, cercano solo di sopravvivere.

Ho apprezzato moltissimo che Aislinn abbia deciso di ambientare il romanzo a Milano perché credo che sia una città italiane che meglio si presta al genere urban fantasy, per i colori, il clima e la struttura sia del centro storico ma anche (e soprattutto) della periferia. 
Inoltre, ho trovato piacevole e interessante scoprire della vita dei personaggi poco a poco anche se, lo ammetto, avrei preferito che ci fossero più dettagli sulla vita di alcuni personaggi secondari. Non mi lamento, però, perché probabilmente verrà loro dedicato più spazio nel secondo volume. 
Dimentico, a volte, che non è possibile avere tutto e subito soprattutto quando la storia si sviluppa in più volumi – come in questo caso. A questo romanzo, in poche parole, non manca niente: buona dose di legnate – che a me piacciono sempre –, colpi di scena, bei personaggi, personaggi stronzi e soprattutto ottimo finale, che ti fa desiderare di avere a portata di mano la seconda parte.

Altro aspetto da non dimenticare e che io ho apprezzato in particolar modo è la scelta di Aislinn di utilizzare tre punti di vista differenti per la narrazione – quelli di Haniel, Rafael e Hesediel appunto. Trovo che questa tecnica renda il romanzo più avvincente e coinvolgente, oltre a far sì che il lettore conosca ogni personaggio in modo più approfondito. 
Ora, io non lo so se Aislinn si guarda Supernatural, ma io che lo guardo ed è senza dubbio alcuno una delle mie serie tv preferite non potevo che amare anche Angelize.

mercoledì 9 settembre 2015

In my bookshelf #26



Il mese di agosto mi è scivolato davanti, senza che io potessi fare niente per fermarlo. Ma niente niente. E dire che, ecco, non è che abbia fatto chissà cosa poi... Mi sembra ieri il giorno in cui ho scritto la puntata sul mese di luglio! La puntata sul mese di agosto sarà breve, molto breve, perché ho letto poco e comprato ancor meno.
Sto cercando, e ci sono riuscita, di comprare meno libri o addirittura quasi nulla. Non che dal Salone a oggi mi sia data alla pazza gioia, anzi. Ho comprato davvero poco e se riuscissi a mantenere questo trend o ad abbassarlo sarei ancora più contenta. Il motivo è semplice: ho inscatolato tutto per fare i lavori in casa e... Come dire... Mi sono spaventata. Senza considerare la mole di ebook che possiedo! Mi auguro di vivere moltissimo. Ma, non preoccupatevi, perché in un modo o in un altro qualche libro lo recupero comunque in un mese, tra prestiti e regali posso stare tranquilla.

Nella mia libreria, nel mese di agosto, sono approdati in tutto due libri, comprati in un Libraccio a Milano. Si tratta di La vita coniugale di Sergio Pitol, pubblicato prima da Sellerio e poi ristampato da Nottetempo. Io mi sono accaparrata l'edizione di Sellerio che non avrà la copertina bella come quella Nottetempo ma ce ne faremo una ragione. Anche perché, visto il prezzo, avevo ben poco di cui lamentarmi. Sempre lo stesso giorno, complice il caldo africano che sembrava aver abbracciato Milano e la necessità di sostare per un paio d'ore in un posto con l'aria condizionata – che, comunque, non funzionava un granché – ho acquistato Quattro lettere d'amore di Niall Williams, autore di Storia della pioggia di cui vi ho parlato qui e di cui consiglio sempre caldamente la lettura. Bello. Ma bello bello. E poi tradotto pure bene, che non è cosa semplice con un testo di quel tipo.
Ma dicevamo, Quattro lettere d'amore. Si tratta di un fuori catalogo, pubblicato all'epoca da un editore che adesso ha pure cambiato nome e io non c'ho voglia di parlarne adesso perché è un argomento complesso, e non c'ho voglia manco di dare vita a un flame, a gente che fa domande, a ritornare al loop di qualche tempo fa in cui chiunque chiedeva cose. Insomma, un libro, tanto è fuori catalogo, quindi non ha importanza di che editore è. 
E poi, in effetti, non ci crederete ma è così. Non ho comprato niente altro. Non è una cosa fantastica? E dire che avrei potuto eh, ma ho preferito di no. In compenso, però, ho aggiunto un milione di cose in lista desideri e il motivo è sempre lo stesso: mi auguro di vivere moltissimo. 
Ho aggiunto
- The Iron Trial di Holly Black e Cassandra Clare (sebbene io la odi un poco, la Clare) che in italiano si chiama Magisterium ed è pubblicato da Mondadori.
- La libreria di zia Charlotte di Thomas Montasser, pubblicato da Neri Pozza (lo so, lo so, leggo solo Neri Pozza ormai e questo blog sta diventando noioso e monotematico, avete ragione. È bene che mi disintossichi un poco e lo farò, non preoccupatevi).
- Una morte in famiglia di James Agee che ha una copertina fantasticherrima! E poi io ancora de Il Saggiatore non ho mai letto nulla e non può essere che in 30 anni non abbia letto nulla. Mi faccio un po' pena da sola. Sì, lo so, prima era pubblicato dalla E/O, ma adesso è Saggiatore e quindi... Mi toccherà comprarlo.
- Un posto al mondo di Berry Wendell pubblicato da Lindau con una copertina che wow. Anche di Lindau non ho letto niente e non va affato bene, tocca rimediare.
- Lucifer. Angelize vol. 2 di Aislinn e pubblicato da Fabbri Editore e di cui, probabilmente, prenderò l'ebook.

lunedì 7 settembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 7/13 settembre


È di nuovo lunedì. Una non fa in tempo a organizzarsi che già è lunedì. Questa settimana mi è praticamente volata davanti e io non me ne sono neanche accorta. E ho ancora tre post in arretrato da scrivere e tante altre cose da fare, da pensare, da organizzare. Ho qualche nuova idea per il blog, devo solo fermarmi a pensare e cercare di capire dove sto andando. Anzi, direbbe Quelo, perché sto andando. Sono fiduciosa però, posso farcela. Giusto? Giusto. Intanto leggo poco e leggo male, il perché non mi è chiaro. Ma oggi è lunedì, dicevamo, e quindi non perdiamoci in inutili quisquiglie. Vediamo un po' i libri (de merda) in uscita questa settimana.

Anna Todd è una certezza. Ogni tre settimane mi pare di parlare di un volume diverso – se fa pe' dì – della serie After. Non ricordo manco quando è cominciata la serie dalle copertine più pacchiane che io abbia mai visto, mi sembra ci sia da sempre.
Che poi sono così orrorifiche che è un po' come assistere a Paris Hilton che recita: ti restano dentro. Ti restano così dentro che sono proprio delle diapositive marchiate a fuoco sotto le palpebre. Chiudi gli occhi e continui a vederle a macchie. Bruciano la retina, come i raggi solari.
Ecco, è come guardare l'eclissi senza occhialini. Brutte, ma aiutateme a dì brutte. La trama poi boh, a me me pare sempre la stessa ma potrei sbagliarmi. Tessa, dice la scheda, ha una vita complicata e nulla pensava che fosse come è. O qualcosa del genere. Hardin, che è l'unico su cui può contare, è un fottuto stronzo. Così lei si ritrova davanti alla più difficile delle domande (che poi, detto tra noi, non è difficile come domanda. Ce stavano certe domande al mio esame di Analisi Multivariata che, ecco, erano peggio. Ma so' punti di vista): sarà disposto Hardin a essere meno stronzo e a cambiare per lei? Si accettano scommesse. Chi vince, vince il libro. Via con le risposte! Premi il tasto 1 per dire sì, il tasto 2 per dire no, il tasto 3 per non sa non risponde, il tasto 4 per mandare Tessa a fare in culo.
Comunque, amici, pare che sia l'ultimo. Ma, siccome dicevamo che Anna Todd è una certezza, dopo questo volume pieno di niente, usciranno un numero indefinito di novelle e spin off e foglietti illustrativi della tachipirina con riferimenti ad After. Uscirà sicuramente il film che sarà un film pieno di dialoghi, mi auguro, per nascondere il fatto che non succede una mazza in nessuno dei tre libri.

Ahhh, finalmente un bel libro con protagonista una ragazzina che lavora nel circo degli orrori, il cui staff si prende gioco della sua disabilità: la monogamba. Ma come se fa, santi numi? Come se fa a mettere la foto di una che probabilmente è immobile, e far sì che sembri una povera mentecatta che cammina verso l'Aldilà?! "Semplice, le togliamo una gamba!" – risponde il grafico convinto.
Eh, certo. Togli una gamba qua, sposti una spalla di là, le appiccichi con il nastro biadesivo un vestito osceno e tadàààà.
E per lo sfondo? E per lo sfondo, niente, copi quello di un libro qualunque della Sanchez e hai fatto. No?
Seriamente, di gente che cammina sulle foglie ne ho abbastanza. Capisco che i grafici che si occupano di queste copertine, nel frattempo, si occupano di altre mansioni – mai come quelli di Leggereditore comunque eh –, però santa pazienza. Non dico a tutti, ma a uno, che cacchio!, e pagateglielo sto corso base di Paint all'Upter.
Dici, e vabbè, la copertina fa schifo ma invece la storia... Ma invece la storia fa pena come la copertina. Dice la scheda che ci sono due sorelle con un padre affascinante e detective – che sia affascinante è irrilevante ai fini della storia ma la scheda lo dice e quindi lo dico pur'io – e una madre triste e depressa. Quel triste pure è irrilevante, mai vista una persona allegra e depressa io, non so voi. Al massimo poi è bipolare, ma non fissiamoci sui dettagli. Quindi, queste due vivono vicino a una montagna e campano indisturbate fino a quando delle tizie non vengono uccise. Così il padre affascinante comincia a indagare e loro, giusto per complicare le cose, decidono di dargli una mano, compromettendo per sempre la carriera del padre. Ora, dico, non era meglio punirle male subito? Legarle e consegnarle al killer?
Vabbè, niente, pare che sopravvivano e una di loro due da grande ci ripensa e scrive un libro. Una persona normale ci ripensa e mantiene il padre per il resto della vita andando a fare la battona, se necessario. Lei no, scrive un libro. Una gran bella famiglia, non c'è che dire, composta da quattro idioti. Non uno, non due, ma tutti e quattro. Era meglio non si riproducessero.

venerdì 4 settembre 2015

Recensione Divergent

Ok gente, neanche mi pare vero di essere riuscita a trovare un attimo – più di un attimo, circa qualche ora in più giorni – per parlarvi di Divergent.
Letto in inglese, nell'edizione HarperCollins, ne consiglio la lettura anche a chi non ha una conoscenza dell'inglese molto approfondita.
Per il resto, che dire? Ho il nuovo Kindle Paperwhite, dato che il mio vecchio e-reader è andato verso il Paradiso dei lettori ebook. È comodo, è più piccolo del catafalco che avevo prima e non pesa niente. Spero di riuscire a dimezzare la pila dei libri cartacei da leggere per provarlo il prima possibile. Ah, l'emozione! Neanche i ragazzini davanti al nuovo modello della PlayStation.

Titolo: Divergent
Autore: Veronica Roth
Editore: HarperCollins
Pagine: 487
Prezzo: 10,85€ (con un'altra copertina, questa versione invece costa 16,01€)
Il mio voto: 3 piume

Trama

Dopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Beatrice deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia. Prendere una decisione non è facile e il test che dovrebbe indirizzarla verso l'unica strada a lei adatta, escludendo tutte le altre, si rivela inconcludente: in lei non c'è un solo tratto dominante ma addirittura tre! Beatrice è una Divergente, e il suo segreto - se reso pubblico - le costerebbe la vita. Non sopportando più le rigide regole degli Abneganti, la ragazza sceglie gli Intrepidi: l'addestramento però si rivela duro e violento, e i posti disponibili per entrare davvero a far parte della nuova fazione bastano solo per la metà dei candidati. Come se non bastasse, Quattro, il suo tenebroso e protettivo istruttore, inizia ad avere dei sospetti sulla sua Divergenza...

La recensione 

La recensione di Divergent, in realtà, lascia un poco il tempo che trova. Libro letto e recensito da tutti, bestseller acclamato, incassi da record sia per il libro che per il film, successone mondiale, tradotto in così tante lingue che forse non manca neppure l'esperanto. 
L'opinione di Nereia, dunque, su un libro che hanno letto praticamente pure i miei dirimpettai è superflua. Inoltre, come se l'aver letto un libro che hanno letto tutti non fosse abbastanza, sono giunta al libro con circa tre anni di ritardo – come al mio solito quando esplodono questi casi letterari.
Detto ciò, Divergent. Primo volume di una trilogia più o meno distopica ci racconta la storia di Beatrice, una ragazzina che vive nella città di Chicago in un epoca non meglio definita – a me la Roth ha dato l'impressione che il tutto si svolgesse in un domani non poi così lontano nel tempo.
Una Chicago (o forse un'intera nazione? In Divergent – e sospetto anche negli libri successivi – non viene menzionato il resto del mondo) che, successivamente a una guerra (per quale motivo sia esplosa non si sa) è organizzata secondo una società suddivisa in fazioni. Fuori Chicago, protetta da delle mura, non si sa bene cosa ci sia e chi ci viva, ciò che si sa è che al di fuori si trovano coloro che non si sono mai ripresi dalla guerra.
Le fazioni sono cinque e a ognuna di queste è assegnata l'attività per la quale, grazie alle caratteristiche di personalità, gli appartenenti alle fazioni hanno maggior predisposizione: agli Eruditi, devoti alla scienza e alla conoscenza, è stata assegnata la ricerca e l'insegnamento, agli Abneganti, altruisti per natura, è stata assegnata la gestione degli aiuti per il prossimo e la guida del governo, ai Pacifici, che rigettano l'aggressività, è stata assegnata la coltivazione delle terre e l'assistenza sociale, ai Candidi, incapaci a mentire, è stata affidata la legge e agli Intrepidi, forti e coraggiosi, è stato affidato il controllo dell'ordine all'interno della città.

La scelta della fazione alla quale appartenere, a seguito di un test, viene fatta al raggiungimento dei sedici anni: i ragazzi possono scegliere se rimanere nella fazione d'appartenenza o, sempre seguendo le proprie inclinazioni caratteriali, decidere di migrare. Il romanzo ha inizio proprio nei giorni in cui Beatrice e suo fratello Caleb si preparano a scegliere la fazione alla quale apparterranno per il resto della loro vita, non solo perché "la fazione viene prima del sangue" ma, soprattutto perché non è poi possibile ritrattare la scelta. Chi non riesce a scegliere o chi rinuncia alla propria fazione dopo aver effettuato la scelta viene escluso dalla società e ghettizzato.
L'idea di fondo, quella di una società a suo modo funzionale ma comunque crudele e fortemente schematizzata mi ha molto colpita. Non è un mistero, mi piacciono i libri distopici e Divergent ne presenta diverse caratteristiche e, in più, nutro un interesse particolare verso quelle storie che narrano di ribellioni. Ribellarsi a un sistema, a una sorta di schiavitù mentale, mi ricorda di quanto l'essere umano possa essere intelligente e stupido allo stesso tempo. E mi ricorda, anche, che l'essere umano non è altro che un animale che vive in branco, in lotta con altri branchi.
E questo, in Divergent – che, ricordiamolo, è pur sempre un libro per adolescenti – traspare molto bene, nel personaggio di Jeanine e in quello di Peter in particolare.
Ma sebbene l'idea di base e la creazione di un contesto storico-sociale rendano Divergent un buon prodotto, ho avuto come l'impressione che Veronica Roth non ci abbia creduto abbastanza. Un romanzo che poteva – e in effetti continua ad avere – un ottimo potenziale, viene snaturato dalle vicende personali e un po' troppo adolescenziali di Beatrice che, oltre a dover sopravvivere alla sua iniziazione verso il mondo degli adulti, deve anche lottare con la sua prima esperienza amorosa.