lunedì 29 febbraio 2016

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 29 febbraio/6 marzo



Buongiorno, buongiorno!
Sembra che sia entusiasta, ma non è così. Ieri, pur di premiarmi in qualche modo – senza alcun motivo, ovviamente – e considerando che i miei pacchetti libreschi non sono ancora giunti – maledizione! – ho fatto un acquisto su Kiko. Sì, ho speso 20 euro, ci mancava che mi regalavano pure il carrello perché se Kiko normalmente non costa niente, figuratevi coi saldi. E io non che me mi trucchi granché eh. Quindi vabbè, 20 euro di cose che mi dureranno dei secoli, come minimo.
Per il resto tutto ok, dai. Circa. Si fa per dire. Ho un mese di letture niente male ed è anche giunta l'ora che prenoti per andare a Torino. Cioè, è una certa, se aspetto un altro po' non trovo niente. 
Ma basta parlare di cose personali, anche perché non ve ne po' fregà de meno del mio ordine di Kiko fatto in un momento di carenza d'affetto. Vediamo, invece, quali libri escono durante la settimana.

A parte che se è giunto il momento di imitare le copertine di Fabio Volo e la tremendamente vomitevole copertina originale di Uno splendido disastro significa che siamo proprio messi male. Ma male male. Stiamo davvero a 'sti livelli? 
Ma poi che è sto arial gigante? A me le copertine Newton Compton sembrano sempre incomplete oppure fatte con Paint dagli autori che pubblicano con BookSprint. E forse non apparterranno a BookSprint, ma sicuro sono fatte con Paint. 
Io veramente non lo so, manco i quadernoni che prendi al discount c'hanno sta grafica, con le farfalle ritagliate dai libri sugli animali e appiccicate senza neanche stare attenti non dico ai dettagli importanti e difficili, ma almeno le cose base... Tipo le zampe porca miseria, le zampe! Ma che è? Dopo che avete eliminato il collo dalle parti del corpo importanti, avete deciso che le farfalle non c'hanno le zampe? Dove stanno le zampe della farfalla bianca, eh? Dove? Amputate. E le ombre? Che fine avete fatto fare alle ombre? Inutili, pure quelle. Il colore dello sfondo è incommentabile, il titolo poi vabbè, ma che ne parliamo a fare. E poi sto arial! Io ragà oggi sto male e sento che non la posso fà. Vediamo la trama, per favore, perché dato che questo è un libro da 9 milioni di copie (MA DOVE? DOVE? CHISSÒ QUESTI CHE JE VADO A MENÀ?) c'avrà una trama che Sarah Dessen ad Agatha Christie je spiccia casa eh. 
La scheda dice che Sydney c'ha un fratello cojone (e vabbè amica, può succedere) che è così demente che si mette alla guida ubriaco, investe uno e finisce in carcere. Ma Sydney c'ha pure i genitori cojoni (e dico, il fratello da qualcuno doveva pur aver preso) e mentre lei si preoccupa per il tipo che è stato investito, i genitori la insultano. Me pare giusto. Poi, a una certa, Sydney conosce una tipa che le presenta il fratello e la sua famiglia e lei capisce cosa vuol dire essere vista davvero. Non si sa che cosa c'entri la prima parte del romanzo con la seconda, ma mi rendo conto che mi faccio troppe domande e dovrei pure che smetterla che tanto non c'è risposta a queste domande. 

Ahhh, ma non è una festa di adolescenti puzzoni nel 1980? Scusate, la fantasia delle loro magliette mi ha confusa, chiedo venia. È che mi sembrava una cosa brutta brutta brutta come Il tempo delle mele però ambientato a Subaugusta. Che, fidateve, è davvero ancora più brutto brutto brutto. Cioè, bello il film (forse) se hai 13 anni, ma i vestiti e le acconciature già negli anni '80 non se potevano guardà.
Poi oh, va bene che siete fidanzati e sole cuore amore, due cuori e una capanna, come te nessuno mai, ma se lui se veste de merda non è che te lo devi imitare per forza eh. Cioè, amica, quella maglia non si può guardare né da uomo e né da donna, potevi dirglielo tranquillamente piuttosto che comprartela pure te. 
Forse lui è del segno zodicale del leone e quindi se gli dici anche solo che ha una macchia sui pantaloni pare che gli hai insultato la madre, però cara, mollalo se devi indossare quelle oscenità e fingere di essere contenta. Se con quella maglia entri da Zara prendi fuoco, te lo dico io. E vieni pure presa a cinghiate dai commessi, come minimo.
La scheda, comunque, ci dice che Nick è innamorato di Reverie che no, non è il wine bar vicino casa mia, ma è una ragazza che è luce mentre lui è tenebra, che è innocente, mentre lui si è macchiato di TROPPE COLPE. Ragà, ma santo cielo, ma che so' sti romanzi? Manco in una puntata di CSI ci so' tutti questi macchiati di TROPPE COLPE a 20 anni. Ma che avrai mai fatto? Sei un serial killer? Uno stupratore? Oh, ma in 20 anni quante cose indicibili avrai mai fatto? Vabbè, mi auguro che almeno faccia parte di una baby gang ché se non c'è manco una sparatoria è sicuro un libro de merda.
Nick, al momento l'unica vera colpa grave di cui ti sei macchiato è aver comprato quella schifosissima maglietta!

giovedì 25 febbraio 2016

Recensione La vita segreta e la strana morte della signorina Milne

Buongiorno!
Oggi esce in libreria La vita segreta e la strana morte della signorina Milne, romanzo di Andrew Nicoll pubblicato da Sonzogno con una copertina che... wow.
Io l'ho letto in anteprima (grazie Sonzogno per la possibilità) e colgo l'occasione per parlarvene proprio oggi, nel giorno della sua uscita in libreria.
La vita segreta e la strana morte della signorina Milne mi ha fatto venire voglia di dedicarmi alle letture di classici gialli, partendo ovviamente da Agatha Christie e, anche se in questo periodo davvero non posso distrarmi con altre letture a caso, credo che almeno Assassinio sull'Orient Express lo rileggerò volentieri. Perché, gente, i gialli belli come questo ti rimettono al mondo anche in periodi incasinati come il mio. Ma vediamo perché blatero cose così, prive di senso.

Titolo: La vita segreta e la strana morte della signorina Milne
Autore: Andrew Nicoll
Editore: Sonzogno
Traduttore: Marinella Magrì
Pagine:352
Prezzo: 17,50 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Nulla è come sembra a Broughty Ferry, tranquillo paesino sulla costa scozzese. Jean Milne, ad esempio, è una matura zitella che vive sola in una lussuosa villa di ventitre stanze (quasi tutte chiuse) ed è, per i suoi concittadini, un modello di rispettabilità. Eppure, quando viene trovata brutalmente assassinata nella sua abitazione con i piedi legati e il cranio fracassato, l'immagine pubblica, che così a lungo ha resistito, comincia a incrinarsi. Chi può avere ucciso in maniera tanto feroce una signora così riservata? E perché, di colpo, conoscenti e testimoni diventano elusivi e reticenti? E chi è l'uomo che, su carta violetta, le ha scritto, alla vigilia dell'assassinio, una lettera a dir poco personale? La notizia del crimine si diffonde rapidamente per tutta la Gran Bretagna, suscitando nei lettori delle gazzette una curiosità così morbosa che la polizia si sente subito sotto pressione: bisogna trovare un colpevole e bisogna trovarlo in fretta, anche a costo di qualche procedura non proprio scrupolosa. A indagare, con i più moderni ritrovati della scienza investigativa (siamo nel 1912), viene chiamato da Glasgow l'ispettore Trench, un esperto per i casi più difficili, affiancato dall'attento sergente Frazer, agente della polizia locale. Man mano che i due scavano nella vita della signorina Milne, i segreti della sua esistenza vengono a galla. E alla fine sarà uno shock per tutti.

La recensione

La vita segreta e la strana morte della signorina Milne è tratto da una storia vera: il romanzo si basa su un delitto realmente avvenuto – ma rimasto irrisolto – in una piccola città scozzese, sobborgo di Dundee. Andrew Nicoll, scrittore e giornalista, ha ricostruito quanto accaduto grazie a una meticolosa ricerca negli archivi della polizia e  tra gli articoli dei giornali dell'epoca.
 

È il 1912 e siamo in Scozia a Brought Ferry – piccola cittadina normalmente tranquilla. Normalmente, appunto, fino a quando un cittadino preoccupato non si rivolge alla polizia perché, dice, c'è qualcosa che non va in casa della signorina Milne, vecchia (non poi tanto vecchia) zitella rispettata da tutti in paese, ma soprattutto conosciuta per via delle sue abitudini un po' "eccentriche". Impossibile che, grazie al suo vestiario, passi inosservata.
Il cittadino preoccupato è Slidders, il postino, che riferisce alla polizia che la signorina Milne non ritira la posta da almeno tre settimane. Nessuno risponde alla porta e nessuno sembra aver ritirato l'opuscolo pubblicitario della Chiesa di Scozia che giace, ancora, nello stesso identico posto.
È vero, la signorina è solita allontanarsi per lunghi periodi, ma le sue gite sono sempre note a tutti – polizia inclusa. Generalmente, infatti, prima di allontanarsi da Brought Ferry e recarsi a Londra per lunghi periodi, è solita consegnare le chiavi della propria casa alla polizia locale.

Questa volta, invece, c'è qualcosa che non va, insiste Slidders. E, in effetti, qualcosa che non va c'è davvero e se ne accorgerà anche la polizia quando rinverrà il corpo privo di vita. Non c'è dubbio alcuno: la signorina Milne è stata brutalmente assassinata.
È a questo punto che il narratore, il sergente John Fraser, racconta al lettore lo svolgersi delle indagini raccontando la vicenda in prima persona. 
Fraser referisce ogni dettaglio e ogni impressione al lettore, senza che nulla venga tralasciato, esattamente come nei classici gialli di una volta, dove il lettore è messo a conoscenza di tutti gli elementi del caso.
S'indaga, così, nella vita della signorina Milne cercando di capire chi fossero le persone con cui intratteneva una corrispondenza, quali parenti avesse ancora in vita, di quali nemici si era circondata.

Sebbene la vicenda sia raccontata tendenzialmente in prima persona dal sergente Fraser, vi sono delle volte in cui il punto di vista della narrazione cambia poiché Fraser non si trova in compagnia degli altri personaggi e non può, quindi, raccontare quanto sta accadendo. Così ci si trova a conoscere meglio il testardissimo commissario capo Sempill e l'affascinante lungotenente investigatore Trench, chiamato ad aiutare la polizia locale nel barcamenarsi tra i tantissimi sospetti e le poche certezze che riguardano il caso. 
Due approcci diversi alla vicenda, quello del commissario capo Sempill e quello del lungotenente Trench, e soprattutto due diversi metodi di investigazione: Sempill, più interessato a chiudere il caso il prima possibile e Trench, interessato invece a mettere dietro le sbarre la persona giusta, incurante della stampa e delle pressioni esterne. 
Metodi di investigazione che porteranno a scoperte diverse, ma tutte utili alla risoluzione del caso con un finale che, ve lo assicuro, lascia di stucco il lettore. 
Nonostante la mia passione per il poliziesco e il legal thriller, posso ammettere di non aver avuto idea alcuna di come si sarebbero concluse le indagini fino al termine del romanzo.
Un'altra caratteristica che ho apprezzato tantissimo, oltre al perfetto intreccio narrativo che nulla fa percepire al lettore, e che ha reso la lettura di questo libro  ancora più emozionante (sì, sì, i gialli vecchio stile mi emozionano sempre, lo ammetto senza provare vergogna) è la presenza, all'interno del romanzo, di deposizioni e documenti rinvenuti dalla polizia. Il pezzo forte, perché c'è anche un pezzo forte, è la dettagliata illustrazione della scena del crimine che trasporta il lettore direttamente all'interno di una partita di Cluedo.

Descrizioni dettagliate ed eleganti, nel pieno stile dell'epoca, e un tocco un po' british mantengono alta la curiosità del lettore per tutta la durata del romanzo. 
Mi ci voleva proprio un bel libro così. Adesso che ho conosciuto Nicoll sarà il caso di procurarmi anche il suo precedente romanzo, pubblicato sempre da Sonzogno.

lunedì 22 febbraio 2016

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 22/28 febbraio



Buongiorno gente!
Oggi è un gran bel giorno per l'editoria italica, esce talmente tanta di quella roba che cioè me devo pure da sbrigà che devo andare in ufficio ed è già tipo super tardi. E siccome che lunedì è lunedì per tutti, pure per me, mi sono accorta che se il post lo scrivo di domenica... Niente, non c'ha lo stesso livello d'acidume che se lo scrivo di lunedì. Chissà perché? Sarà che di domenica alla fine non ho fatto una fava – ehhhh vita troppo intensa la mia – e quindi sono rilassata, mentre invece il lunedì normalmente non mi va di fare una fava e invece c'ho da fà. Sarà questo? Chi lo sa.
Ma nel frattempo mi sono anche troppo dilungata e invece dovrei pure che sbrigarmi, quindi al via lammèrda in libreria! (E cioè, ve c'ho fatto pure la rima, di lunedì mattina, ma che volete deppiù non si sa).

Pensavo fosse un poliziesco alla CSI. Mi sono pure detta che, ormai, pure il morto in copertina è stato sdoganato. Certo, macabro da morire – per rimanere in tema morte – ma sapete come dico io in questi casi? I gusti so' gusti, disse il gatto che se leccava il culo. 
Però, se ci volete mettere una morta in copertina, va bene, fate pure, ma non dimenticate il dannatissimo collo! Perché mi fate questo? Perché? Cos'è, la stanno uccidendo adesso ed è per questo che non c'è il collo? Stanno cercando di farla annegare in una fontana abbandonata? No, però, scusatemi, almeno l'ombra del collo ci deve essere, pure che la stanno ammazzando di brutto.
No, è che proprio a questa tipa qui è caduta la faccia in acqua. Così, s'è staccata e le è caduta. Mentre parlava col fidanzato in piscina:
– "Sai tesò? Il bikini non me dona perché fa vedè le smagliature. Domani vado da Decathlon e ved..." – e la faccia sguiscia via, mentre parla.
A parte che l'acqua che circonda la faccia è fatta con l'Uni Posca, le bollicine che dovrebbero essere almeno (dico almeno eh, ché qua io nuoto ma non benissimo) vicino a naso o bocca stanno da tutt'altra parte. Co' che le fa ste bolle? Coi capelli? Per favore eh, che oggi è lunedì per tutti e a me già me gira il chiccherone alla prima copertina de merda.  
La scheda ci rassicura sulla non presenza di morti in piscina e di facce sguisciate: dice che è la storia di Louise che si innamora di Frescobuffo – eh non ricordo il nome, abbiate pazienza – e che vanno a vivere in una casetta piccolina (in Canadà) con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà, ma poi Frescobuffo al posto di cercarsi un lavoro vero per mantenere la ragazza e i fiori di lillà, si droga e fa lo spacciatore. E questa storia, dice la scheda, ci racconta perché Louise non l'ha lasciato a marcire in mezzo ai pesciolini della casetta piccolina in Canadà. Mah. Io, fossi stata lei, l'avrei annegato in mezzo ai pesciolini ma, ovviamente, è solo il mio punto di vista.

Basta, va bene?! Basta. Non ce la faccio più: Il mio splendido disastro, Il mio disastro sei tu, Una meravigliosa bugia, Un disastro è per sempre – 'ncul a mammeta, ma levete, che fai porti sfiga?! – Il mio splendido migliore amico, Un magnifico equivoco. BASTA non ce la posso più fare, basta. Avevate finito le alternative? Sbaglio ed equivoco già usati, quindi che resta? La mia fantastica scelta sbagliata! Il prossimo titolo? Un bellissimo scambio di persona? Hai pestato una meravigliosa merda sotto casa tua?
E poi se hai sbagliato, hai sbagliato. Non è fantastico. Se sbagli a rispondere a un esame mica te battono le mani eh. Conoscete qualche professore all'università che, dopo che hai sbagliato 20 domande su 30 si alza e dice "Signorina, ma lei è stata bravissima! Oggi ottiene una fantastica bocciatura!". Oppure se sbagli strada con il navigatore e l'inversione di marcia è dopo circa 10 km, succede che tu e il navigatore vi fate i complimenti a vicenda? Con Google Maps che si attiva "bravo guidatore, hai fatto una fantastica scelta sbagliata, adesso so' come minimo 10 euro de benzina in più per tornare indietro e te becchi pure un semaforo!".
Ogni volta che ho fatto una scelta sbagliata mai nessuno s'è complimentato con me: o mi sono persa, o ho preso 18 agli esami, o ho scelto il fidanzato sbagliato (true story). Ergo... Ma vabbè, parliamo di queste mani, che sembrano di due ragazzine di 12 anni, sulla panchina. Quanto romanticismo. Che poi, sciocchini, ma è un rimando al libro precedente dell'autrice, no? Vabbè, la scheda ci dice che Chase non è mai stato interessato a robe più serie di una botta e via, fino a quando non incontra una tizia con gli occhi grigi e, complice l'ormone a manna, non capisce più niente. Poi lei si innamora di uno che è amico di Chase e allora non so, lui decide che per renderla felice deve allontanarsi da lei (??). Quando lei si troverà a scegliere tra i due – ma come? Non era innamorata di un altro? – Chase ce la farà a farsi da parte? Ma perché ti devi fà da parte? Ti piace, provace no?! So' tutti rincoglioniti in questo romanzo.

Questa tizia sarà una parente stretta della tipa alla quale è sguisciata via la faccia. O magari è sempre lei che, già che c'è arrivata in acqua, si lascia andare alla danza per la pioggia.
Cos'è? Ma sei uscita da un manicomio? 99 giorni di reclusione so' stati troppo pochi.
Perché una dovrebbe danzare sott'acqua? Perché? Che copertina è? I fiori – la cui presenza è ingiustificata – appiccicati con lo scotch, il fantastico arial con cui ormai scriviamo tutto: nome e cognome, precedenti libri dell'autrice, frasi del cazzo, titolo. Anche qui, bollicine dai capelli. Io mo' purtroppo a casa c'ho la doccia e anche se ci provo non riesco a fare nessuna bollicina. Per favore, ci provate nella vasca a casa e mi fate sapè da dove vi escono le bollicine? E non ditemi "dal deretano" perché non è una risposta! xD
Quanto so' brutti i titoli con i numeri poi, una cosa aberrante.
Comunque, la scheda dice che la tizia evasa dal manicomio si chiama Acqua. È stata abbandonata nella campagna dell'Oregon e quando si sveglia non sa chi è. Così decide che si chiamerà Acqua – copio dalla scheda – "per un piccolo tatuaggio che scopre sul suo corpo". Ma perché, dove ce lo voleva avere se non sul corpo? Su un altro corpo? Sdoppiamenti di corpo e di personalità in questo romanzo. Ma andiamo avanti. Grazie a una tipa che c'ha una fattoria e che si chiama Ginny, Acqua ricostruisce la sua vita ma si fa grandissime domande "chi è il vicino che lavora, in silenzio, al motore della propria auto? Perché Ginny non la fa entrare in casa?". Ma te fai i cazzi tua? Che te frega a te del perché quello sistema la sua macchina? Vedi te se uno per stare a casa propria a sistemarsi la sua macchina deve renderti partecipe. E poi magari oh, la tipa che c'ha la fattoria non vuole che una tizia pazza entri in casa, ti pare che possiamo insultarla per questo? Non sarà che, amica Acqua, sei invitata a farti un pacchetto di sanissimi affari tuoi? Io proprio boh. La gente sta grave.

venerdì 19 febbraio 2016

So classy! #1 Cime tempestose di Emily Brontë


Ho pensato così tanto a questa rubrica che sono fin troppo contenta che sia riuscita a farla partire. Praticamente cominciavo a sognarmela la notte.
Non riesco a descrivere quanto sia emozionata, perché è un progetto che penso ed elaboro da qualche mese ormai e sono fiera, oggi, di presentarvi la sua prima puntata.
È un progetto a cui tengo tanto – senza alcun motivo apparente –, così ho deciso di fare le cose in grande ed evitare le pecionate dei miei soliti banner casalinghi. Ho contattato La scarabocchia e le ho chiesto di realizzarlo lei il banner, ché mi sembrava anche una cosa sensata. Grazie Deborah, mai potrò ringraziarti abbastanza per avermi sopportata senza mandarmi a quel paese in allegria. 

Quindi, So classy! che cosa è? È una rubrica che riguarderà i classici, prevalentemente scritti da donne, e che ve li presenterà in maniera poco consona e del tutto casuale. Alcune volte parlerò di un personaggio, alcune volte di tutti, altre volte ancora del contesto o dell'autrice. Dici, e come? In realtà senza alcuna logica, in maniera sempre diversa, perché sarà il libro a orientare le mie riflessioni verso uno o l'altro argomento. L'unica cosa certa è che ci saranno spoiler, tantissimi spoiler, sostanzialmente spoiler ovunque. Quindi, sappiatelo già da adesso: qualora non conosciate il classico in questione... Prima leggetelo e poi tornate qui a parlarne con me. Perché non accetto faccette smunte, piagnistei e "ma io non lo sapevo" con labbro tremante e muco verde al naso. No. Chiaro? 

Minacce a parte, spero di riuscire a pubblicare una puntata al mese, mi impegnerò davvero con tutto il cuore, perché è un progetto che potrebbe prendere diverse strade, in futuro. Sì esatto, già penso allo spin off! xD
Passiamo adesso alle cose serie. Oggi si parla di Cime tempestose.



In occasione del giorno di San Valentino, sul blog di Ophelinha si è parlato degli uomini della letteratura incapaci di amare. Io, come potete leggere anche voi sul post, ho parlato di Heathcliff, personaggio maschile di Cime tempestose, romanzo tormentato di Emily Brontë.

È il 1847 quando Wuthering Heights viene pubblicato e accolto dalla critica con toni duri e aspri, probabilmente con lo stesso animo di chi, nel 2016, scrive su anobii che i personaggi non hanno spessore psicologico. Ma allora erano altri tempi, si era di certo ad altro abituati e Wuthering Heights raccontava della crudeltà dell'animo umano, aspetto che in molti non erano in grado di comprendere. 
Dall'alto della mia ignoranza io credo, invece, che sia uno dei romanzi più belli che abbia mai letto, dove l'animo di ogni personaggio – persino quello di Nelly, una delle due voci narranti – è scandagliato fino in fondo con immensa maestria. 
C'è da dire che Heathcliff è forse il personaggio che più colpisce di tutto il romanzo, tanto che lo considero praticamente il personaggio principale.
Se non conoscete il romanzo perché non lo avete letto, per favore, non continuate con la lettura di questo post: ci sono un sacco di spoiler. Se avete letto il libro ma non ricordate la trama, invece, all'asterisco* in fondo alla pagina troverete un breve riassunto. Se conoscete il romanzo e ricordate la trama, bene, si comincia.

Heathcliff: il perfetto esemplare del maschio Capricorno. Chissà Emily dove ha avuto il (dis)piacere di conoscere un uomo del Capricorno e intrattenersi con lui abbastanza a lungo da rimanerne scottata.
Temo non lo sapremo mai. Niente di ciò che giunge ai giorni nostri potrà mai dirsi fedele agli avvenimenti realmente accaduti.
Io, invece, me lo ricordo molto bene quando sono rimasta scottata dall'uomo Capricorno e saprei riconoscerne un altro esponente tra mille persone: il Capricorno è l'uomo che non ti apprezza mai realmente anzi, se può, ti schifa. 
Come Heathcliff, appunto. O come il Capricorno per il quale, un bel po' di tempo fa, mi presi una cotta. 

Il mio Capricorno, che chiameremo Marzio da ora in avanti, era bello, oddio se era bello! Capelli biondi, ricci e un po' lunghi, occhi da gatto di un azzurro che tendeva a volte al grigio e a volte al verde, la figura longilinea, le gambe un po' arcuate e l'atteggiamento di chi il mondo lo affronta di petto. 
Quando lo conobbi rimasi letteralmente folgorata dal suo aspetto, dalle sue competenze linguistiche, dal fascino dell'uomo maledetto di cui era portatore sano. Peccato che abbia scoperto troppo tardi che fosse anche un caso da manicomio! Se me ne fossi accorta per tempo, sarei scappata a gambe levate dalla sua camminata perfetta, dal suo portamento elegante, dalla sua mente contorta.
Cercava, in tutti i modi, di farsi odiare non solo dal mondo circostante, ma anche e soprattutto da me. Dopo aver intuito che nutrivo un debole per lui, sembrava aver trovato un nuovo scopo nella vita: tormentarmi, trattarmi a pesci in faccia e, ovviamente, schifarmi. E in questo suo voler a tutti i costi farmi sentire importante come una caccola nell'universo sembrava trovare soddisfazione e divertimento. In un certo senso mi umiliava, dandomi sempre l'impressione che il mio lasciarmi andare alle emozioni fosse considerato da lui futile e infantile. Perché, giammai per l'uomo Capricorno mostrare al mondo che anche lui è capace di provare sentimenti, giammai!

lunedì 15 febbraio 2016

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 15/21 febbraio



Buon lunedì!
Come è andata ieri, mie care coppiette? Io ho passato la giornata di ieri tra il letto e la scrivania e, quindi, tra il libro e le serie tv. Non che potessi andare da qualche parte, io odio la domenica. E in più ieri pioveva, poi no, pioveva, poi no, pioveva, poi no, e non è che io c'ho uno che la mattina me fa la messa in piega eh. Anzi! E quindi no, abbasso le uscite con la pioggia. Però non è che non ho fatto proprio niente: ho letto, ho guardato un paio di serie tv e ho sbavato su un sacco di edizioni di libri fichissime. Tranquilli, non ho comprato ancora nulla. Per ora.
E poi, ora che ci penso, ieri probabilmente – a differenza mia – eravate in altre faccende affaccendati, così vi dico che potete leggere il post dedicato agli #uominichenonsapevanoamare con un giorno di ritardo, ma va bene lo stesso.
Inoltre, altra cosa importante, La Leggivendola ha creato il Transilvania Project (consultabile qui) e mi ha nominata come parte della giuria. E quindi, se vi piace scrivere, partecipate, dai dai dai.
E adesso basta con le cose belle, subito una pioggia de lammèrda in libreria per compensare!

Signori grafici, non basta mettere un bel vestitino alla signorina per convincermi a non parlare male di questa cosa obbrobriosa, nono. Non sarà il vestito a non farmi notare, ad esempio, dei cerchi sulle teste dei due tipi in copertina!
Cerchi, sì, cerchi. Con scritto Lucy e Fidanzato della migliore amica di Lucy – brava Lucy eh, n'applauso, i miei complimenti. Per fortuna che di migliore amica ne hai una sola!
E i cerchi (perché dei cerchi poi? Sono tipici di un social che non conosco? Aiutatemi voi che siete giovani) non mi distrarranno dal titolo con l'hashtag, purtroppo. Vorrei dimenticarli, io, questi titoli così. Eppure, invece, mi si marchiano a fuoco nel cervello.
E poi ma che copertina è, lui che sembra abbia la giacca più grande di due taglie... Da chi te la sei fatta prestare, da tuo nonno?
C'ha pure i capelli sporchi lui, checcacchio, devi accompagnarla da qualche parte e ti presenti coi capelli unti? Va bene che se quella è casa di lei (che sembra una di quelle case mobili che tanto piacciono agli americani ma che, insomma, so' tristi peggio dei camper), l'abito scuro non era richiesto, ma almeno lo shampoo.
Comunque, a me m'avete stancata. Non sapete ritagliare e appiccicare da un'altra parte? Bene, allora NON fatelo. No che poi vengono fuori queste robe qui, perché non sistemate neanche il colore e l'esposizione della luce. E vabbè che non è manco il processo di "taglia-incolla" che rende questa copertina brutta, è proprio l'insieme. Saranno i cerchi, che ve devo dì. La scheda invece ci racconta una bellissima trama – lo si dice per scherzare, sia chiaro: Lucy e Ellie migliori amiche. Ellie sta con Cole, devono andare al ballo ma Ellie si ammala e così chiede a Lucy di andarci lei al ballo con il suo fidanzato. Ceeeerto, come no. Ce le vedo io tutte queste amiche donne che "tranquilla tesò, vai pure a ballare due o tre lenti col fidanzato mio, mentre io sto qui con le placche alla gola e Mr Muco nel naso. Mangerò un po' di pastina mentre voi vi divertite!". Vabbè, comunque, andrebbe esattamente come descritto da me se non fosse che Lucy ama Cole da tipo sempre e succede che al ballo si baciano. E la loro foto finisce su Facebook. O sul social coi cerchi, non saprei. Che succederà? Che Ellie ce se strozza con la pastina, ve lo dico io.

Non so, voi avete mai visto una farfalla con il corpo che sembra un würstel? A me non è mai capitato di imbattermi in una farfalla che c'ha il corpo grosso quanto, che ne so.... un Pangrì! Che farfalla è, mannaggia ai pescetti? Eh? Non è credibile neanche senza ingrandire l'immagine! Si poggia al naso della tizia con cosa, con la panza? E le zampette? Gliele abbiamo amputate? Ora, mettiamoci che a me le farfalle fanno abbastanza ribrezzo viste da vicino e se penso alle falene rischio un attacco di vomito improvviso, ma perché non dovete essere fedeli alla realtà? Le farfalle hanno le zampe. E il corpo da farfalla, non da Pangrì.
Per favore, mo' non è che la gente è tutta ignorante per cui, siccome che la foto della farfalla intera costava 2 euro e solo delle ali 50 centesimi e in offerta c'era uno stock di lumache, allora la farfalla ce la creiamo! Non funziona così, proprio no.
Poi questo collage, le figure ritagliate male e per nascondere i contorni ci mettiamo l'aura bianca intorno... Cosa è, cosa è questa pecionata?
Il font utilizzato per il titolo sembra una cosa alla Tre metri sopra il cielo, veramente imbarazzante, hanno pure utilizzato tre colori senza motivo alcuno... Terrificante.
Vediamo la scheda per favore, magari è un bel libro. O magari no. Lucille e Wren sono due ragazzine abbandonate dalla madre che vivono sole. Non si sa come, non sono stati ancora avvisati i servizi sociali. Vabbè, insomma poi Lucille becca Digby e si innamora, peccato che Digby sta con un'altra. Ora, tesoro mio, ma con tutti i problemi che c'hai, tipo pensare a come mantenerti per evitare che moriate di fame prima che i servizi sociali finiscano di percorrere il vialetto di casa vostra, è il caso di pensare a Digby? Mah. 

Questo esce solo in ebook al momento e infatti non dovrei segnalarvelo, teoricamente. Il fatto è che molte uscite sono slittate di qualche settimana e quindi non posso parlarvene. E poi questo libro qui, che me pareva un libro horror, non potevo non segnalarvelo. Allora, la D sta per Disarm Trilogy, a me pareva la d di D di Repubblica (oddio, troppe D in un centimetro!) e secondo me è raccapricciante in entrambi i modi.
Che vogliamo dire, che me fa impressione che sta tizia sia nuda – quando mai? – con una mano guantata sul braccio? Cos'è, davvero un film horror? Una si fa la doccia, sta per vestirsi e la mano di un serial killer ti afferra il braccio? Ahhhh! Terrore. 
Invece no, sciocchini, ma è chiaramente una cosa sessuale, no? Chi, dico, chi tra voi non vuoi farsi afferrare da una mano guantata? Eh? 
E niente, mentre già riflettevo sul perché il mio ipotetico amante di turno dovesse indossare dei guanti di velluto senza che questa pratica apparisse inquietante, ho realizzato che quella mano non è di un'altra persona, ma è la sua! E allora tutto cambia!
Chi è che, amiche, non va in giro nuda ma coi guanti di velluto? Eh? Ma io tutti i giorni per dire, ce faccio pure le faccende di casa così. Molto comodo per lavare i panni a mano, che ve lo dico a fà. Poi pelare le patate, una roba che davvero. Mai più senza i guanti di velluto.
Che dire di questa trilogia bollente, piccante... Rovente?! Che dire? Voglio parlare con il copy, quello che ha dovuto pensare questa frase, e fargli le condoglianze. 
Vediamo se nella scheda ci viene detto il perché questa tizia vada in giro coi guanti pure d'estate: Julie Keaton ha tutto dalla vita, vive in una città stupenda, ha un lavoro fantasmagorico e un ragazzo troppo bellissimo assai. Almeno fino a quando lui non muore in Afghanistan e lei rimane sola col figlio. Poi, anni dopo, incontra Neal che però nasconde un pericoloso segreto, probabilmente legato ai guanti di velluto. Riuscirà Julie a fidarsi di lui, nonostante questa fissa di fare le faccende di casa coi guanti?!

Per questa settimana purtroppo è tutto e adesso, siccome che devo docciarmi, vado prima a mettermi i guanti. Buona settimana gente, vi auguro giornate ricche di Farfalle Pangrì!

giovedì 11 febbraio 2016

Recensione La carne

Buongiorno genti!
Oggi vi parlo finalmente di La carne, un romanzo breve scritto da Cristò e pubblicato da Intermezzi. Ho avuto il piacere di sentire parlare del romanzo durante Più libri più liberi, quando mi sono fermata a guardare lo stand. Che dire? La storia mi colpì subito e quindi, oggi, eccoci qui.
Si tratta del primo libro di Cristò che leggo, apprendo dal meraviglioso mondo dell'internet che ne ha scritti altri, e del primo libro pubblicato da Intermezzi. Insomma, almeno in una delle due cose devo darmi da fare.
Quindi, libro uscito il 25 gennaio, lo trovate sul sito dell'editore in cartaceo e ebook, e solo in ebook un po' ovunque.

Titolo: La carne
Autore: Cristò
Editore: Intermezzi
Pagine: 148
Prezzo: 12 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Nel mondo come era quando avevo otto anni tutti morivano, chi prima e chi dopo. Adesso nessuno è sicuro neanche di questo. Settantadue anni fa tutto si è fermato: non c’è più niente di nuovo da assaggiare, niente da provare, si producono gli stessi modelli di elettrodomestici e la televisione trasmette gli stessi programmi. Sono sempre di più quelli che escono di casa e si dispongono ordinatamente in fila davanti ai depositi della carne. Nel mondo come è adesso un ottantenne ricorda il mondo come era, pensa a una storia che ha per protagonista un medico e osserva le vite dei suoi sosia.

La recensione


«Nel mondo come era quando avevo otto anni tutti morivano, chi prima e chi dopo. Adesso nessuno è sicuro neanche di questo».
Nel mondo in cui è ambientato La carne, nessuno muore più. Non si tratta di zombie, ma neanche di esseri completamente viventi. Strano da dire, lo so, e soprattutto strano da comprendere. Ma, credetemi, tutto nel romanzo ha invece perfettamente senso.
Una profonda rassegnazione pervade tutto il romanzo, scritto attraverso gli occhi di chi, questo "non" cambiamento, lo ha vissuto: un ottantenne la cui unica certezza è fumare qualche sigaretta mentre, al cinema, guarda un film porno. 
Ma non è sempre stato così. Le cose sono cambiate, o meglio, sono rimaste invariate da quando lui aveva appena otto anni. Se lo ricorda ancora molto bene quel momento, il protagonista, il momento esatto in cui tutto è rimasto uguale (e quando lo scoprirete di che momento si tratta rimarrà impresso anche a voi, statene certi).
Nulla infatti, da quel giorno passato all'acquapark, è stato più inventato: i programmi televisivi sono rimasti uguali, i film trasmessi al cinema si ripetono ciclicamente (anche quelli porno!), i modelli delle automobili e degli elettrodomestici sono sempre gli stessi. 

La causa scatentante del non cambiamento, però, non si sa bene quale sia. Semplicemente le persone hanno preso ad abbandonare tutto, lavoro, famiglia, figli perché, colti da una gran fame, hanno preso a cercare la carne. Così, l'ufficio comunale che si occupa di distribuire la carne alle persone in attesa ha la fila fuori che, giorno dopo giorno, aumenta sempre più. 
Che si tratti di un virus o di un improvviso ammattimento della gente, non è dato sapere. E non solo al lettore, che è solo uno spettatore del tutto, ma anche ai protagonisti che vivono una vita in cui si ha un rapporto di rassegnazione/negazione verso i "non morti".
Questo è un aspetto che molto mi ha colpito del romanzo: l'indifferenza che Giulio, ad esempio, ha verso i "non morti", completamente in contrasto – invece – con la cura e la preoccupazione che nutre Monica, che si occupa della distrubuzione della carne.
E in contrasto anche con Tancredi, un medico che assisterà a uno strano fenomeno che confiderà – in un modo o in un altro, ma non vi dico niente ché altrimenti vi riempio di spoiler – al nostro protagonista. 

Manca, forse, una vera e propria trama al romanzo ma non è un qualcosa di cui il lettore effettivamente si accorge o che rovina la lettura. Sembrerà insensato ciò che scrivo, ma non lo è. Difficile, credetemi, motivare fino in fondo queste parole senza rovinarvi la lettura.
Inoltre, nnonostante sia composto da pochissime pagine, si tratta di un romanzo che riesce – e anche molto bene! – a trasmettere un forte senso di disagio al lettore. Perché sì, la gente che vive nel mondo fermo da settantadue anni potrà anche essersi abituata a vedere certe cose, ma il lettore invece no. 
E l'indifferenza, la rassegnazione e spesso la violenza, ma anche e soprattutto la solitudine, fanno male. 
Fanno male e portano a riflettere. 
Terminata la lettura, ho ripensato ai "non morti" e li ho immaginati come una minoranza, così che l'atteggiamento di non accettazione, in alcuni casi superiorità, in altri di violenza gratuita, ha fatto ancora più male. 

Bello, e in alcune parti toccante, con una scrittura asciutta e senza inutili fronzoli, è riuscito a farmi guardare con sospetto la carne per alcuni giorni. E se un romanzo ti fa questo effetto, vuol proprio dire che ha fatto il suo dovere: è arrivato dritto al punto (che, nel mio caso, era il cuore).

lunedì 8 febbraio 2016

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 8/14 febbraio



Buongiorno e buon lunedì.
Dovrei stare qui, invero, a lavorare e invece... Invece ieri ho passato il mio pomeriggio a litigare con un mentecatto a proposito della IBC (la challenge delle librerie indipendenti) e vabbè, in pratica ho perso un pomeriggio per cercare di spiegare al tale mentecatto un'obiezione così chiara, credetemi, ma così chiara che boh mi pareva palese. Ma quando si è ottusi, purtroppo, non c'è obiezione che tenga. Con suddetto personaggio ci avevo anche discusso – ma non sapevo fino a ieri che fosse lui – anche a proposito di una proposta di legge con la quale non sono d'accordo. Che poi, il problema non è mica la proposta di legge, è che lui spara cretinate a vanvera, sarà un bugiardo patologico, che vi devo dire. Comunque, niente, vive in un mondo distopico che corrisponde alla zona Ostinense e mi dispiace per lui, veramente. Il suo modello governativo ideale è la Cina, secondo me. E quindi ieri ho perso tempo con lui e non ho scritto questo post, così... Eccomi qui.
Ma, bando ai mentecatti e ai distopici, che roba esce questa settimana? Ragazzi, ricordate che domenica è San Valentino e quindi che si fa? Ma ovvio! Chi c'ha il ragazzo, il giorno dopo fingerà con le amiche di aver passato una serata bollente e invece alle 11, dopo La domenica sportiva, lui stava già russando con i pop corn nel naso. Chi non ha il ragazzo invece? Ma si compra un libro di merda, ovvio no? E infatti esce un sacco di roba questa settimana! Vediamola insieme.

Ahhh, finalmente una bella confezione anni '80 delle canotte della salute marca Loveable. Ah no? Ah, ma è una copertina? 
Come si fa a trattare male la mia amica Jennifer L. Armentrout? Ma soprattutto, come si fa a fare la copertina di un libro da vendere, come se questa fosse invece la copertina di una vhs di un film soft porno anni '80? 
Ma poi, eddaje, ma ormai compriamo le foto da chiunque, pure da quelli che vendono shot per biancheria intima?! 
Passiamo alla trama per favore, perché è palese pure che ormai manco facciamo lo sforzo di aprirlo Photoshop, con il tasto riempi di Paint riesci a mettere un colore qualunque. 
Allora, (dice la scheda) questa qui accanto non è, come invece parrebbe evidente, modella di canotte la mattina e Lara Labbra a Canotto – famosissima porno star della stagione '83-'84 – di notte, no. Parrebbe che, invece, Lara Labbra a Canotto sia Layla, diciassettenne – se, vabbè, e io so' alta e co' du tette grosse così :mima tette giganti con le mani: – che si trova a scegliere tra il Principe degli Inferi e il Guardiano de non se sa che. Divisa tra due amori, due mondi, due storie di sesso, probabilmente anche tra due possibili canotte intime da indossare, Lara Labbra a Canotto non sa neanche se sopravviverà perché un antico accordo incombe su di loro. Eh? Ma che trama è? E il titolo cosa c'entra? Lara, torna al porno per favore.

Questa copertina potevo farla pure io, giuro. Prendevo una foto dal Postalmarket e con Photoshop (che ho sul computer, bellezze, che ve pensate?) ci scrivevo sopra in Times New Roman "Oltre ogni limite". Fine del mio lavoro. Poi la salvavo e, siccome so' purciara, non salvavo in alta qualità ed ecco qua il risultato con il nostro amico tutto schiacciato, allungato verso l'alto.
Seriamente, gente che mandate in stampa 'sta roba, ma non vi sovviene il dubbio che sia una copertina fatta male? Qualcuno nella realtà si allunga pericolosamente verso l'alto? 
Vediamo la trama di Oltre ogni limite, per favore, speriamo che sia meglio dello sfondo inesistente. Cioè, scusate, questo tizio o sta in un posto con tanta nebbia oppure è a Hong Kong
Dicevamo, la trama di questo libro ambientato a Silent Hill... Dice la scheda che il sesso sarà la salvezza dei protagonisti: annamo bene! 
Vabbè allora, un tizio, che è un super avvocato, muore. Poi sparisce pure la sua sexy segretaria (certo, è importante specificarlo, giammai che una facesse solo la segretaria senza somigliare a Giovannona coscia lunga) e la figlia del super avvocato – sexy anch'essa me pare ovvio – indaga, ma da sola non ce la fa e allora chiede aiuto a quella figa della sua compagna di stanza e a quella pezza di patata che è la sua professoressa. Al momento so' tutti boni senza un reale motivo, ma andiamo avanti. Queste tre fighe indagano senza sapere che il prezzo da pagare sarà altissimo. Il livello di sensualità delle indagini tocca livelli altissimi guardate, io fossi in voi editori regalerei un dildo insieme a questo libro. Vabbè, insomma, con tutto 'sto livello di figaggine come minimo c'è un'orgia a pagina 40. Soprattuto non capisco perché una per indagare su un omicidio debba "vendersi al migliore offerente" (lo dice la trama eh), ma so' io che so' limitata.

venerdì 5 febbraio 2016

In my bookshelf #30


Buongiorno!
Scrivo questo post appena sveglia, perché ieri ho prima lavorato, poi mi sono messa a sistemare e lavare la nuova libreria (a proposito: yeeeee!), poi s'è fatta una certa e avevo un impegno, sono tornata tardi, ho cenato e niente, sono svenuta sul cuscino. Per cui, dato che tra un paio d'ore devo essere dall'altra parte di Roma e devo anche lavorare nel tragitto – almeno con la mente –, scrivo questo post che non ho ancora terminato di bere il caffè.
Adesso so che l'immagine di me in pigiama vi tormenterà per il resto della settimana, ma pensate subito alle copertine di Josephine Angelini per riprendervi, se serve.
Dunque, come ogni primo venerdì del mese, eccoci a parlare di ciò che ho letto, comprato, messo in lista desideri e blablabla.

Non so quanta roba ho comprato a Gennaio, a dirla tutta. Poca comunque. O meglio, ho preso tutto al Libraccio e ho pagato le copie 3 euro l'uno, a esclusione di due libri pagati esattamente la metà.
Con l'ausilio dello strumento anobii – io senza sarei davvero persa, non che sia un sito stupendo, ma non ho il coraggio di inserire manualmente tutti i libri su Goodreads (perché della mia libreria ne mancano moltissimi e nun c'ho voglia mancopegniente) – vediamo cosa è giunto in casa.
Attraverso uno scambio effettuato su Bookmooch ho ricevuto Quando dio era un coniglio di Sarah Winman che ho corteggiato da quando è uscito e mai ho avuto il coraggio di acquistarlo. Pensavo lo avrei preso, un giorno, in biblioteca perché Strade Blu è convincente ma non sempre. 
È vero, pubblica Gaiman e siamo d'accordo tutti, ma spesso le scelte editoriali sono un po' meh. E questo potrebbe essere super meh, intendiamoci, 100 argomenti tutti insieme (le Torri Gemelle, una vincita alla lotteria, una perdita di memoria, un coniglio) e non ci sono neanche poi tutte 'ste pagine. Vabbè, insomma, quando lo leggerò vi farò sapere.
Passiamo ai tre libri presi esattamente alla metà del loro prezzo: si tratta di Arcano 21 di Luca Ragagnin e Blumenberg di Sibylle Lewitscharoff, entrambi pubblicati da Del Vecchio Editore.
Questi li ho presi perché, durante #BlogNotes15, allo stand Del Vecchio il ragazzo che c'era – di cui, peeeeerdono! Non ricordo il nome – mi disse che Blumenberg gli era piaciuto molto e che Arcano 21 non era niente male. Ora, i libri che parlano di librerie e librai, normalmente, sono delle cagate pazzesche piene zeppe di retorica spicciola imbarazzante quasi quanto la psicologia spicciola di C'è posta per te. Però io una chance a Luca Ragagnin gliela voglio dare, non foss'altro per la stupenda copertina.
Ho preso, poi, a un prezzo davvero irrisorio, Amore e Amicizia di Jane Austen e La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo di Gaetano Cappelli. Sempre a un prezzo davvero irrisorio ho comprato Hotel Bella Vista di Colette delle edizioni – ormai fallite – La Tartaruga (anche Amore e Amicizia è della stessa edizione, sono riuscita a trovarlo e mi sono commossa non poco) perché adoro queste copertine. E avevo anche trovato La casa della gioia ma io ormai ce l'ho Neri Pozza, che faccio? La doppia copia è da escludersi. E la traduzione è sicuramente migliore quella di Neri Pozza. E quindi niente.
L'ultimo libro comprato nel mese di Gennaio è Antropologia di una ragazza di Hillary T. Hamann pubblicato da Fandango. Questo lo voglio, dico sul serio, DA SEMPRE. Però 20 euro, mamma mia. E poi, soprattutto, 730 pagine... neanche a dire lo prendi in biblioteca. Dato che ultimamente leggo 90 cose in contemporanea, non avrei fatto in tempo a finirlo prima che il prestito scadesse. E quindi, per 10 euro, me lo sono portato a casa. Non so, ho l'impressione che sia una mezza sòla ma, anche qui, voglio dargli fiducia.

mercoledì 3 febbraio 2016

Recensione Non abitiamo più qui

Non mi sento mai a mio agio quando devo parlare dei libri che mi hanno toccata profondamente.
Non mi sentivo a mio agio parlando di Revolutionary road, non mi sentivo a mio agio neanche parlando di Cassandra al matrimonio. Non lo so perché, ma accade così. Quando un libro mi tocca nel profondo, non riesco a parlarne in modo lucido e poco banale.
Succederà lo stesso con Non abitiamo più qui di Andre Dubus, una scoperta che mi ha emozionata.
Non posso però non parlarvene e quindi ci provo, conscia della mia inadeguatezza. 


Titolo: Non abitiamo più qui
Autore: Andre Dubus
Editore: Mattioli 1885
Traduttore: Nicola Manuppelli
Pagine: 278
Prezzo: 18 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Hank e Jack sono amici dai tempi della scuola e tutti i pomeriggi si trovano a correre insieme dopo il lavoro. Hank non ha mai creduto nella monogamia e vive a modo suo il matrimonio con Edith; Jack ha sposato Terry, la ragazza più carina che avesse mai visto, ma ora crede di non amarla più. Anche per Edith e Terry il matrimonio non si è rivelato all'altezza delle aspettative. Per tutti il tradimento sembra la via di fuga più facile, ma quella che inizia come un'eccitante evasione trascina con sé un intricato groviglio di dubbi, ripicche e gelosia. Con la precisione di un chirurgo, Dubus affronta la complessità del matrimonio scegliendo di ripercorrere, in diversi momenti, la vita di due giovani coppie indissolubilmente legate. Tre racconti, quattro punti di vista a comporre un'unica storia di amori imperfetti. 

La recensione

Per il mio tempo che nei tuoi occhi è imprigionato, per l'innocenza che cade sempre e solo a lato, per i sussuri mischiati con le nostre grida. 

Non abitiamo più qui è una selezione di tre racconti scritti da Andre Dubus che, originariamente, fanno parte di tre raccolte di racconti differenti. La scelta di unirli in un unico volume cosicché formassero una sorta di romanzo è della casa editrice italiana, Mattioli 1885.
Si trattava del primo libro di Andre Dubus che la Mattioli avrebbe pubblicato e la scelta di mettere insieme i tre racconti, credo, non sia stata dettata solo dalla difficoltà che le raccolte di racconti hanno ad affermarsi nel mercato editoriale – io sono una di quelle che non li legge i racconti, per dire – ma anche perché, in effetti, Non abitiamo più qui, Adulterio e Cercarsi una ragazza in America insieme formano davvero un romanzo.
Durante la lettura un po' si ha la sensazione che Adulterio e Cercarsi una ragazza in America non siano stati scritti necessariamente per accompagnare Non abitiamo più qui, ma non è un aspetto che infastidisce o rovina il piacere della lettura, assolutamente. Anzi, il tutto assume una sorta di continuità tale da far sembrare del tutto normale che vi siano dei buchi temporali piazzati qua e là.
Parte del merito credo sia dovuto alla bellezza struggente del primo dei tre racconti, quello in cui i personaggi praticamente manca solo che prendano vita.
Jack e Terry e Hank ed Edith: due coppie, quattro amici, quattro adulteri. Da un lato la noiosa e piatta vita matrimoniale, dall'altro la possibilità di tornare a vivere e non sentirsi più come degli amebi.
Questo, forse, uno dei motivi principali che spinge Jack – infelice con una donna che non ama più come un tempo – ed Edith – imprigionata in un legame in cui, ormai, crede solo lei – a diventare amanti.

C'è questo pezzo in cui Jack e Terry litigano e lo fanno in maniera che definirei brutale, meschina, come fossero reali. Niente è artificioso, non lo sono i dialoghi, non lo è il motivo per cui litigano, non lo sono le loro reazioni. 
C'è questo pezzo, dicevo, e mentre lo leggevo, ho subito percepito una fitta al cuore: Dubus mi stava riportando al primo litigio di April e Frank in Revolutionary road (se non lo avete ancora fatto, vi prego, leggetelo, è uno dei libri più belli che io abbia mai letto). Quel litigio, nato per un motivo futile, che però diceva così tanto perché era reale.
Quante volte, nella vita, abbiamo attaccato le persone che amiamo in modo misero e meschino, colpendole direttamente lì dove sappiamo che farà più male? Quante volte lo abbiamo fatto provando, alla fine, un sadico piacere? E si tratta di vigliaccheria il più delle volte, certo, ma non sempre è solo questo. Spesso è più di questo.

lunedì 1 febbraio 2016

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 1/7 febbraio


Buongiorno gente!
La scorsa è stata una settimana veramente fecale, per dirlo in modo carino e delicato. Dunque, sto lavorando per un tale per il quale devo scrivere dei testi. O meglio, lui mi fornisce dei testi e io dovrei editarli. Peccato che, secondo me, neanche i testi dei libri de merda che troviamo su wattpad sono scritti così male. Lui, comunque, oltre a non saper scrivere, ma essere convinto di saperlo fare – e vabbè, la presunzione la distribuivano a palate quando è nato il mio capo – non conosce il significato di parole tipo "incidentale". Ho visto cose, gente, che non è possibile neanche descriverle. E vabbè, per lavoro si fa, no? Sì, certo. Peccato che io ormai sono vecchia e farmi mancare di rispetto e insultare, onestamente, non mi va più. A 30 anni mi piacerebbe che mi si riconoscesse come una figura professionale e non come una ragazzina, solo perché ho il maglione coi fiocchetti. Ma va bene lo stesso, so già che per tutto il tempo in cui collaborerò con questo tizio la gastrite sarà la mia migliore amica. La mattina una bella tazza d'ansia e via a editare testi de merda di manuali de merda scritti de merda.
Basta, però, parlare di queste cose perché ci sono cose più importanti di cui parlare oggi. Perché oggi, amici, è un bel fantasticherrimo lunedì!

Ma che è sta cagata?
Allora, qualche anno fa sono andata in Turchia e da lì ho riportato del tè al melograno che, vi giuro, aveva la confezione quasi uguale a questa copertina.
Kitsch eh, siamo d'accordo tutti, ma per un tè turco ce poteva sta. Per la copertina di un libro no però. Non so, sembra una cosa strana, un misto fra il poster di Sul tappeto di Aladino, il locale dove mentre mangi delle tizie ti allietano con la danza del ventre, e il manifesto dello spettacolo di fine anno sulle odalische tenuto da una scuola elementare a Tor Pignattara.
Seriamente, io non c'ho parole. E dire che era difficile fare una copertina più brutta del solito, eppure Newton Compton – come sempre – c'è riuscita alla grande.
Dalla scheda, poi, sembra un libro horror (c'avevamo proprio bisogno, in questo momento, di un libro che dipingesse il nemico musulmano come un demonio): è la storia di Khalid, spietato califfo diciottenne che ogni notte si porta a letto una donna diversa e poi la ammazza.
Poi arriva Shahrzad che vuole sposarlo per vendicare la morte della sua migliore amica e di mille mila millanta donne vittime di questo tipo. E con la sua incredibile intelligenza, ma una cosa che gente cioè ma chi è Margherita Hack in confronto?, supera viva la notte ma... Ma si innamora dell'assassino! Ahahaha ma è stupenda questa storia, e anche la concezione che si ha di intelligenza è stupenda! Comunque, amiche, tranquille. Pare che sia scema la nostra Shahrzad, ma invece no perché lui alla fine è un bonaccione, lo dipingevano assassino e inzuppatore di biscotti ma, come Mr Gray, è solo un animo tormentato. Non vedevamo proprio l'ora di un 50 sfumature in salsa orientale, da leggere mentre si mangia un kebab, eh?

Non ricordo mica se ho mai parlato del primo numero di My dilemma is you, romanzo (ahahahaha, so' simpatica oggi) uscito su Wattpad e poi tradotto dal linguaggio tipicamente usato dai bimbiminkia all'italiano. Però, vabbè, pure che non ne abbiamo parlato non ci siamo persi niente.
Vorrei, prima di tutto, porre l'accento sul titolo: perché? Perché gente? Cosa voleva comunicarci l'autrice con questo titolo? Vabbè.
Andiamo poi a questa copertina palesemente copiata da After, ma in versione vintage. Mo' ci mettiamo pure a copià le pecionate? Dove andremo a finì? Passiamo alla scheda, per favore, perché questi due dodicenni tutto mi fanno venire in mente tranne che un romance. Lui con la classica "nìurura" (nel dialetto tipico del paesello del quale sono originaria, si indica con questo termine il principio di baffo tipico degli adolescenti maschi, ma anche femmine eh), lei con probabilmente l'apparecchio ai denti sopra e sotto. Ed entrambi col tipico odore misto a scarpa da tennis e sudore adolescenziale e brufoli e capelli unti. Che disagio.
Veniamo alla trama, per favore. Leggendo la scheda la prima domanda che ci si pone è: ma quanti minchia di personaggi ce stanno? Manco in tutti i libri della serie di Piccole donne ce sta tutta 'sta gente! Comunque, dopo le vacanze di Natale, la storia d'amore di Cris e Cameron va 'na merda – per essere sintetici – , Cris si sente una nullità per via di Susan, ma il nome di Carly le rimbomba nella testa. Che cosa ha significato Carly per Cam? Poi altra gente, Cloe, Austin e vabbè Miami, tantissima Miami. Chi non è stato a Miami non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù e quando muore va laggiù. Fine.

A me dispiace per Roberto Fabbri, dico davvero. Mi dispiace tanto, perché i romanzi storici alla Valerio Massimo Manfredi, se non sei Valerio Massimo Manfredi, è difficile che la gente li prenda in considerazione.
E mi dispiace, veramente, perché magari Roberto è anche bravo – non lo posso sapere, non ho letto nulla di suo e comunque non mi sento proprio affine al genere – ma poi vedi L'onore di Roma con in copertina Mario Tozzi vestito da antico romano e ce pensi du vorte prima di comprarlo.
Ma perché proprio Mario Tozzi? La scelta su cosa s'è basata? Vogliamo poi spendere due parole sul braccio di Mario? Dici, quale? Eh, uno qualunque perché so' tutti e due strani. Quello piegato pericolosamente vicino alle fiamme è sproporzionato, l'avanbraccio è corto, non c'è la spalla alla quale è attaccato, la mano originariamente teneva qualcosa ma via, cancelliamo l'oggetto e pure il pollice che tanto non serve. L'altro pare il braccio rachitico de mi nonno, completamente privo di muscolo, probabilmente Mario sta a fà una fatica senza eguali a tenere in mano quella spada. Mano che, amici, è di un colore diverso e incredibilmente vicino a quello tipico della decomposizione. I due tipi sullo sfondo non li commentiamo neanche perché, vabbè, che vuoi dire?! Uno pare in pigiama, l'altro sembra travestito da Dart Fener. Ma adesso occupiamoci della cosa più importante: ma Mario, che cazzo stai a fà? Esci fuori dalle fiamme per caso? Minacci qualcuno? Ma, soprattutto, cosa hai attaccato al collo? Che è, una benda? 'Na pezza? (Qui la foto ingrandita).
Dalla scheda non si capisce cosa Mario stia facendo, né che ruolo ricopra. Forse si tratta di Vespasiano, pronto a salvare il fratello Sabino. Ma non lo sapremo mai, temo, perché Mario c'ariva col fiatone a destinazione. E morto bruciato, probabilmente. 

Per questa lunedì è tutto, vi auguro una settimana di notti d'orieeeeeente, fra le spezie e i bazaaaaaaar son calde lo sai, più calde che mai, ti potranno incantaaaaar!
Ciao amici, al prossimo lunedì!