martedì 10 maggio 2016

Recensione Le geometrie dell'animo omicida

Buongiorno gente!
Finalmente sono riuscita a trovare un momento per sedermi, riflettere e concentrarmi per parlarvi de Le geometrie dell'animo omicida di Monica Bartolini, romanzo pubblicato da Scrittura & Scritture.
Avrei voluto parlarvene già dieci giorni fa, ma è un periodo un po' pieno e non avevo alcuna voglia di scrivere una recensione non all'altezza.
Ci ho messo un po' per convincermi che fosse arrivato il suo turno, direi anche più di un po', ma sono contenta di aver aspettato. Il motivo? Perché sarà anche che dopo un 2015 all'insegna del libro mediocre e/o brutto sono diventata più brava, ma questo era decisamente il suo momento. Avevo proprio bisogno di una lettura così. Ma basta anticipi, vediamo più nel dettaglio perché parlo in questo modo de Le geometrie dell'animo omicida.

Titolo: Le geometrie dell'animo omicida
Autore: Monica Bartolini
Editore: Scrittura & Scritture
Pagine: 219
Prezzo: 13,50 €
Il mio voto: 3,9 piume

Trama

Un turno di radiomobile come tanti si trasforma presto nell'inizio di un vero rompicapo. In Contrada Madonnuzza è stato trovato il corpo senza vita di una giovane donna, bendata, mani e piedi legati. Sul luogo del ritrovamento giungono il capitano Spada e il maresciallo Piscopo ma non solo. Per cercare l'assassino e il movente di questo omicidio, si aprono, infatti, tre piste divergenti, ciascuna battuta da personaggi interessanti che hanno tutti un buon motivo per consegnare alla giustizia il colpevole. La competenza e la professionalità degli uomini dell'arma, si incontrano e scontrano, così, con un reporter d'assalto alla ricerca del ghiotto scoop da mandare in Tv in una sensazionale prima serata, e con un'insolita appassionata di mappe astrali. 

La recensione

Prima di iniziare a parlarvi di questo romanzo è necessaria una importante premessa. Ne Le geometrie dell'animo omicida si parla anche di astrologia e di come questa, in maniera più o meno consistente, influenzi la nostra vita e la nostra personalità. 
Potete crederci o meno, potete reputarla un cosa sciocca oppure essere di quelli che senza l'oroscopo ogni mattina non riuscite a vivere la giornata, non ha importanza. 
L'astrologia in questo libro c'è, ma non è così presente da poter recare fastidio e disturbo a chi nutre un certo scetticismo verso queste cose, anzi. 
Dico ciò perché sì, è vero, in fondo al libro sono riportate anche le mappe astrali di due dei protagonisti ma, prima di tutto, il romanzo di Monica Bartolini altro non è che un classico giallo deduttivo, con una spruzzatina di noir qua e là.
Certo, l'astrologia è sicuramente presente, ma lo è come parte integrante del romanzo e non come futile e superfluo elemento utilizzato come pretesto per narrare una vicenda.
Il risultato è un romanzo godibile, un po' giallo e un po' noir, simpatico e di facile e veloce lettura.
Sembra strano – tra l'altro – che, nel corso del 2016, proprio io mi sia appassionata a questo genere al quale, ammetto, non avevo mai dato ampia possibilità di coinvolgermi o, perché no, stupirmi addirittura.
Sono contenta, invece, di aver dato una possibilità al genere letterario in generale e a Le geometrie dell'animo omicida in particolare.

Con un linguaggio semplice e colloquiale e con toni divertenti, Monica Bartolini ci racconta la storia di Federica, di cui verrà ritrovato il cadavere in Contrada Madonnuzza, e di tutta una serie di personaggi coinvolti nella triste e strana vicenda: il maresciallo Piscopo, napoletano schietto, sincero e anche un po' scettico, sopratutto verso le teorie della figlia Tina – il personaggio che s'intende di astrologia –,  il capitano Spada, decisamente meno scettico di Piscopo, la De Acetis, sostituta magistrato per una serie di eventi, Marcello, il giornalista un po' troppo giornalista ma anche un po' irriverente, e la già nominata Tina, intelligente e forse un po' troppo intraprendente che si rivelerà fondamentale nello svolgimento delle indagini.
Le geometrie dell'animo omicida, ambientato in una torrida e afosa estate siciliana, mette in scena un delitto che, se dagli indizi iniziali sembra trattarsi di qualcosa di cui potrebbe occuparsi l'unità di vittime speciali, si rivelerà essere un caso completamente diverso da ciò che avevamo immaginato. E da ciò che anche i protagonisti avevano immaginato.

Con l'aggiunta di personaggi simpatici e scene dal carattere che definirei più leggero (le discussioni tra Piscopo e la figlia Tina sull'astrologia, ad esempio, ma anche le sfuriate della De Acetis, donna fin troppo pratica), Monica Bartolini ci parla anche di personaggi che vivono una vita segnata dal disagio e dal non sentirsi accettati, vittime di un rapporto di sottomissione psicologica protratta negli anni. Vittime, in un certo qual modo, di abusi ma anche di amori segreti o non corrisposti. 
L'alternanza di dialetto partenopeo e italiano, la canzonatura presente nei diversi dialoghi e il tono generalmente molto colloquiale, oltre al numero di pagine non molto alto, fanno sì che il lettore si ritrovi ad aver finito di leggere il romanzo senza neanche rendersene conto.
Perché, allora, la mia votazione è di 3,9 stelline e non 4? Presto detto. Perché, Monica, non puoi lasciarci così! Duecentoventi pagine sono troppo poche per questo romanzo. Sì, è vero, si tratta di un giallo e, certamente, un giallo non può essere troppo lungo, ma è anche vero che si finisce con l'affezionarsi ai personaggi, cosicché a lettura terminata non ho potuto fare a meno di domandarmi: e Tina? E Marcello?
Insomma, Monica, faccio bene o no ad attendere un altro caso svolto magistralmente dal maresciallo Piscopo e dal comandande Spada, insieme con i consigli – astrologici e non richiesti – di Tina? Spero di sì.

2 commenti: