È stato difficile, lo ammetto, pensare a un post sull'argomento della settimana del #maggiodeilibri.
Il 2018 è l'anno europeo del patrimonio culturale, ossia l'anno dedicato a celebrare, in tutta Europa, il nostro ricco e vasto patrimonio culturale.
È stato difficile, dicevo, cercare un modo per parlarvi dell'Europa come patrimonio di tutti attraverso la letteratura. Non perché non vi siano romanzi o racconti adatti, anzi, ma quanto perché, sebbene sia una persona appassionata di cinema europeo – ho, infatti, trovato dei cinema del circuito Europa Cinemas anche qui a Barcellona –, sono più propensa a leggere letteratura americana.
Ma se l'Europa è così oggi è merito delle persone: degli scrittori, dei
lavoratori, dei minatori, delle donne che ne hanno costruito la storia e
il patrimonio culturale.
Trovare un modo, però, per celebrare l'Europa attraverso i libri non è per me affatto semplice. Per questo ho deciso di arrivare alla letteratura partendo da un'altra delle cose che più mi appassionano oltre al cinema europeo e ai libri, appunto, e cioè le serie tv.
E così, dopo aver stabilito il punto di partenza, quando mi sono trovata a pensare a quali serie tv avrei potuto scegliere per parlare dell'Europa attraverso la letteratura non ho avuto alcun dubbio. La prima serie che celebra l'Europa – o meglio, una parte molto importante di essa – e la maestosità del suo patrimonio culturale è senza ombra di dubbio Versailles.
You dream about the paradise, but you have to build your own paradise. So, the world will witness the accession of “Louis The Great”.
Versailles è una serie tv franco-canadese andata in onda per la prima volta nel 2015 su Canal + (adesso potete trovarla anche su Netflix) e che parte proprio dal momento in cui Luigi XIV decide di lanciare la costruzione della reggia di Versailles con l'intenzione di spostarvi la propria dimora e, quindi, il suo potere. Un'impresa colossale e dai costi sproporzionati che, nonostante le insidie e le difficoltà, lo trasformerà nel Re Sole. Tra l'enorme sfarzo, le cospirazioni, le innumerevoli relazioni sessualmente promiscue, gli omicidi e i rapimenti, Versailles si aggiudica il podio tra le serie tv che meglio descrivono l'Europa e la sua storia.
Certamente, come la quasi totalità della narrazione ricreativa, presenta delle imprecisioni storiche e delle inesattezze sui personaggi (sia realmente esistiti che totalmente inventati) e, ovviamente, prende spunto anche da vicende non accuratamente documentate per creare situazioni altamente cinematografiche. Ma, secondo me, non è questo l'aspetto che conta.
Ovviamente, in quanto lettrice, ho una forte passione per la narrazione in tutte le sue forme e credo seriamente di aver sviluppato una sorta di dipendenza dalla stessa. Per questo sono convinta che la narrazione sia un ottimo punto di partenza per permettere alla gente comune di incuriosirsi e, quindi, avvicinarsi ad argomenti, situazioni e, in questo caso, luoghi che mai aveva considerato prima.
Della Francia, prima di iniziare a guardare questa serie, mi era sempre importato il giusto – non a caso, infatti, non ci sono mai stata.
Non che non sapessi dell'esistenza delle bellezze presenti sul territorio francese, anzi, ma tra noi non era mai scattata la famosa scintilla.
Pensavo, forse erroneamente, che io e la Francia ci trovassimo su due binari paralleli: quando mi trovavo a dover organizzare un viaggio, finivo sempre col preferirle altre mete.
Versailles, invece, ha risvegliato un interesse dentro di me che credevo morto e sepolto dopo aver assistito alla triste fine di Lady Oscar (un lutto che credo di non aver mai superato).
E non parlo solo di interesse per quanto riguarda un luogo specifico – la reggia di Versailles, appunto – quanto piuttosto un interesse più ampio che riguarda il periodo storico e la letteratura prodotta in quel periodo o su quel periodo – il periodo dello sfarzo della reggia fino al 1789.
Sarà merito dei costumi splendidi, degli intrighi e i sotterfugi, dalle bellissime inquadrature, ma Versailles mi ha fatto venire voglia di immergermi completamente nella Francia del '600 e mi ha fatto capire che è forse giunto il momento di affrontare Alexandre Dumas (padre) e iniziare la trilogia de I Tre Moschettieri.