Eccola, eccola! Tornata, finalmente.
Il corso in correzione bozze è finito quindi, anche se ho da fare i compiti, ho più tempo a disposizione. Approfitto di questo attimo di tranquillità per parlarvi di Warm bodies, libro che ho terminato un mese fa quasi e di cui devo ancora parlare. Cominciamo prima che dimentichi ciò che ho da dire, ci sarà tempo per altri post inutili sulle mie disavventure xD
Il film, comunque, vedetelo solo se siete in astinenza da trash. Altrimenti risparmiatevelo, veramente. Lo dico per voi.
Titolo: Warm bodies
Prezzo: 14,50 €
Editore: Fazi
Pagine: 269
Il mio voto: 3 piume
R è uno zombie in piena crisi esistenziale.
Cammina per un'America distrutta dalla guerra, segnata dal caos e dalla
fame dissennata dei morti viventi. R, però, è ancora capace di
desiderare, non gli bastano solo cervelli da mangiare e sangue da bere.
Non ha ricordi né identità, non gli batte più il cuore e non sente il
sapore dei cibi, la sua capacità di comunicare col mondo è ridotta a
poche, stentate sillabe, eppure dentro di lui sopravvive un intero
universo di emozioni. Un universo pieno di meraviglia e nostalgia. Un
giorno, dopo aver divorato il cervello di un ragazzo, R compie una
scelta inaspettata: intreccia una strana ma dolce relazione con la
ragazza della sua vittima, Julie. Un evento mai accaduto prima, che
sovverte le regole e va contro ogni logica. Vuole respirare, vuole
vivere di nuovo, e Julie vuole aiutarlo. Il loro mondo però, grigio e in
decomposizione, non cambierà senza prima uno scontro durissimo con...
La mia recensione
Warm bodies racconta la storia di R, uno zombie di cui non si conosce né l'età né il vero nome, che vive in un aeroporto insieme a una colonia composta da migliaia di altri zombie.
Isaac Marion non ci informa su come mai sulla Terra esistano gli zombie, se sia stata colpa di un'epidemia, un esperimento, una guerra. Sebbene, effettivamente, non fosse un dettaglio utile alla storia a mio parere avrebbe fatto bene a spendere due parole di più sul contesto.
Avete presente i mondi possibili della letteratura, no? Tutta quella roba che si studia quando ci si avvicina alla semiotica. Be', c'è un senso se qualcuno ha dato un nome ai mondi possibili, al patto finzionale con il lettore, alla sospensione dell'incredulità.
Isaac Marion, a quanto pare, ha fatto a meno di un paio di cose e il lettore maturo lo avverte.
Solitamente non sono una persona esigente, davvero. Sono una lettrice un po' ca*aca**i, è vero, ma non sto lì a criticare proprio tutto. Puoi anche creare un romanzo sugli zombie che guariscono e io, se riesci a convincermi, non ho nulla da obiettare. E però, cavolo, convincimi!
Il difetto principale
– forse addirittura l'unico
– di questo romanzo consiste, appunto, nel non essere riuscito a convincermi. È vero, Warm bodies è scritto con un linguaggio talmente tanto semplice e diretto che si legge in un paio d'ore soltanto ma è come se il lettore rimanesse all'esterno del romanzo, senza lasciarsi coinvolgere.
C'era sempre, andando avanti nella lettura, una sorta di diffidenza, una mancanza di fiducia che Isaac Marion non è riuscito a farmi abbandonare. Peccato, mi tocca ammettere, perché se approfondita e sviluppata nel modo giusto, l'idea di base non era tanto male.
Molto interessanti, invece, le riflessioni di R sulla vita, anche se forse a volte un po' "stiracchiate" e per questo banali.